I genitori di Aurora hanno trascorso la loro prima notte nelle rispettive celle del carcere di Santa Maria Capua Vetere e Pozzuoli, completamente in silenzio. Qualche parola, mista al pianto, l’hanno pronunciata solo ieri mattina durante un colloquio, per entrambi durato circa venti minuti, con i loro avvocati Davide Pascarella per lei e Carlo Perrotta per lui, che hanno lavorato senza sosta per preparare la difesa in vista degli interrogatori di garanzia previsti questa mattina nel carcere sammaritano davanti al gip Maria Pasqualina Gaudiano.
“Siamo innocenti, non abbiamo ucciso Aurora”, ha detto subito al suo legale, Emanuele Savino, padre della neonata trovata morta in culla il 2 settembre e accusato di omicidio pluriaggravato e maltrattamenti in famiglia, ma soprattutto maggior indiziato perché secondo quanto emerge dalla corposa ordinanza avrebbe inferto un pugno fatale in testa alla figlioletta, dopo il bagnetto con l’acqua bollente che le sarebbe costata la vita procurandole un’insufficienza cardio-respiratoria. “Avvocato, aiutateci, noi non vogliamo perdere gli altri due figli. Non possiamo vivere senza di loro”, ha continuato il 26enne. Stesso discorso per Anna Gammella, la madre 19enne, apparsa sempre molto sottomessa al compagno, che dal giorno del funerale della piccola, non è uscita più di casa, se non una volta per andare in Comune e chiedere al sindaco Andrea Pirozzi di unirla in matrimonio con Emanuele, dal quale ha avuto il primogenito a soli 15 anni. La ragazza, durante il colloquio con l’avvocato Pascarella, ha detto che sarebbe incinta alla quarta settimana. Se fosse vero, i due avrebbero concepito il quarto figlio dopo la morte di Aurora. “Le ho chiesto di fornirmi altri elementi ha detto il legale e di farmi vedere qualche documento del ginecologo qualora ci fosse andata, ma al momento non abbiamo nulla tra le mani e non so se questa notizia può essere attendibile o meno. Vedremo cosa racconterà al giudice”. Insomma, sulla gravidanza c’è un grosso punto interrogativo. Se la notizia fosse vera toccherà al gip valutare se la struttura carceraria di Pozzuoli può continuare a ospitare la donna o se sia preferibile spedirla ai domiciliari. I riflettori, però, sono accesi sugli interrogatori di garanzia e sulle chat scambiate dalla la coppia tra il 22 e il 23 agosto. C’è da stabilire, inoltre, se mentre i due si messaggiavano Emanuele era a Santa Maria a Vico o a Genova per lavoro, così come ha dichiarato più volte agli inquirenti prima dell’arresto. I due su WhatApp si erano scambiati una serie di messaggi mostrandosi non eccessivamente preoccupati per la salute di Aurora. Lui suggeriva alla compagna di “applicare la nzogna” (lo strutto animale) sull’ematoma dietro la testa, lei invece gli chiedeva se doveva applicare una pomata specifica. Nelle chat, finite in possesso dei carabinieri della stazione di Santa Maria a Vico dopo il sequestro immediato dei due cellulari, Emanuele e Anna per due giorni hanno parlato di questa situazione, evidenziando anche che la piccola era poco vigile, a differenza dei giorni precedenti quando anche in compagnia dei nonni si divertiva a seguire con gli occhietti seduta in un passeggino i due fratellini che giocavano in cortile. Intanto, l fratello gemello di Emanuele, Giorgio, che subito dopo gli arresti di martedì era apparso molto nervoso e aveva urlato contro tutti fuori l’abitazione di famiglia a Santa Maria a Vico, ieri invece ha detto di voler conoscere la verità. “Non perdono mio fratello, questa vicenda è orribile. Non so cosa sia successo ha spiegato perché non ero presente, ma con gli altri due bambini non ci sono mai stati problemi. Hanno vissuto una vita normale. Mio fratello ha sempre aiutato Anna nella gestione dei bambini”. E sulle voci relative alla tossicodipendenza di Emanuele, Giorgio chiarisce: “Droga o non droga, queste cose non si fanno”. Distrutto il nonno paterno di Aurora. Anche lui non si vede più in giro. “Chi ha sbagliato deve pagare a prescindere ha detto anche se si tratta di mio figlio, ma devo comunque difendere la mia famiglia. È l’istinto di un padre”. Infine, il tribunale dei minorenni di Napoli, che quattro giorni dopo il decesso della neonata morta a soli 45 giorni, ha ordinato il trasferimento dei due fratellini in una casa-famiglia, con la supervisione dell’assistente sociale del Comune, Anna Izzo, ha fissato al 15 dicembre la data della prima udienza del processo per il riaffido ma è trapelato che sarà rinviata.