Barbara Vacchiano e suo marito Damiano Noschese sono attualmente in carcere per l’omicidio di Marzia Capezzuti. Oltre all’accusa di omicidio, la coppia è anche accusata di aver posto Marzia in uno stato di incapacità di intendere e volere attraverso maltrattamenti e violenze. Questa è solo una delle sei accuse mosse contro di loro nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari redatto dal pubblico ministero Licia Vivaldi. Il figlio minore della coppia è attualmente sotto processo e sta aspettando una perizia psichiatrica e fonica sul messaggio di autodenuncia inviato alla sorella Annamaria. Le altre accuse rivolte alla coppia includono maltrattamenti in famiglia, sequestro di persona, indebito utilizzo di carta di debito, omicidio aggravato e occultamento di cadavere. Tutti questi reati sono stati commessi in concorso e alcuni di essi sono anche continuati nel tempo. Resta ancora aperto il primo fascicolo di indagine che coinvolgeva anche gli altri due figli della coppia, Vito e Annamaria, e altre due persone estranee alla famiglia. Nel documento dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, la procura di Salerno, guidata dal procuratore Giuseppe Borrelli e dal vicario Luigi Alberto Cannavale, ricostruisce l’intera vicenda dei maltrattamenti subiti da Marzia. Il pubblico ministero lancia anche accuse pesanti riguardo “lo stato di omertà generale ingenerato nell’ambiente circostante mediante un costante clima di minacce e terrore idoneo ad ostacolare la pubblica e privata difesa”. Viene sottolineato che le violenze avvenivano anche in presenza del figlio minore di soli sette anni e che Marzia non era libera di mangiare ciò che voleva. Nel documento si fa riferimento ad episodi di violenza come quando Barbara ha schiaffeggiato Marzia per aver provato a prendere una mela mentre era a tavola e di come il suo cibo fosse sempre condito con peperoncino per renderlo immangiabile. Marzia non poteva nemmeno fumare e non aveva il controllo dei suoi soldi, una pensione di invalidità, che venivano prelevati indebitamente da Barbara e dai suoi familiari. Inoltre, Marzia era costretta a fare i servizi domestici e a raccogliere gli escrementi dei cani di Vito davanti a casa. I vicini non l’hanno più vista per un anno prima della sua scomparsa, ma potevano sentire solo i suoi lamenti per le torture subite.

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