La strage di via Caravaggio: cinquant’anni di un caso irrisolto

La strage di via Caravaggio è uno dei casi più misteriosi e irrisolti della cronaca nera italiana. Avvenuta nella notte tra il 30 e il 31 ottobre del 1975 a Napoli, questa vicenda ha lasciato ancora molti dubbi e interrogativi senza risposta.

Domenico Santangelo, ex capitano della marina mercantile, la sua seconda moglie Gemma Cenname e la figlia diciannovenne Angela Santangelo furono brutalmente assassinati nella loro abitazione a Fuorigrotta. Lo scenario del crimine era agghiacciante: l’uomo e le due donne furono colpiti alla testa con un oggetto mai ritrovato e successivamente sgozzati con un coltello da cucina. Anche il cane di famiglia fu soffocato. Ma quale poteva essere il movente di un tale atto di ferocia?

Le indagini, svolte all’epoca dalla polizia, non riuscirono a trovare l’arma del delitto né a individuare il motivo che avrebbe potuto scatenare una tale violenza. Si ipotizzò un omicidio scaturito da un’esplosione di rabbia da parte dell’assassino, che avrebbe poi eliminato i testimoni scomodi. Tuttavia, non venne esclusa nemmeno la pista di una vendetta maturata nel corso degli anni. Impulso improvviso, omicidio di impeto o assassinio premeditato? Queste domande, dopo quasi cinquant’anni, restano ancora senza risposta.

L’unico imputato per la strage fu Domenico Zarrelli, nipote della seconda moglie di Santangelo e figlio di un importante magistrato. Secondo l’accusa, Zarrelli avrebbe ucciso per vendicarsi di un prestito negato dalla zia. Arrestato nel 1976, fu condannato all’ergastolo ma successivamente assolto per insufficienza di prove. Dopo un nuovo processo, nel 1985 Zarrelli fu nuovamente assolto con formula piena. Nel 2016, lo Stato italiano risarcì Zarrelli per danni morali con un milione e 400mila euro.

È inquietante constatare come siano stati necessari anni di indagini e processi per giungere ad una duplice pronuncia di assoluzione, che ha comportato il risarcimento della vittima di ingiusta detenzione. Oltre al denaro, sono state spese ingenti risorse e tempo per sostenere e proseguire le indagini su un’unica persona, trascurando altre possibili piste investigative.

Nel 2014, grazie alle moderne tecniche di investigazione scientifica, furono rinvenute tracce di DNA sui reperti ritrovati sulla scena del delitto. Queste tracce avrebbero portato nuovamente a Domenico Zarrelli, ma ormai era troppo tardi per riaprire il processo a causa del principio del giudicato. Secondo questo principio, non si può processare una persona già assolta in via definitiva per lo stesso reato.

Cinquanta anni dopo la strage di via Caravaggio, l’assassino o gli assassini sono ancora sconosciuti e liberi. Chi ha ucciso la famiglia Santangelo? Forse qualcuno che conosceva bene quella casa, considerando che Domenico avrebbe aperto la porta al suo assassino e lo avrebbe fatto accomodare nello studio. Ma i sospetti e gli indizi non hanno portato a identificare il responsabile di questa strage.

Resta solo l’amarezza per un caso irrisolto, per la sconfitta della giustizia e per la mancanza di verità e giustizia per le vittime. La strage di via Caravaggio rimarrà per sempre un mistero.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui