Un commando di otto killer ha scatenato il panico nel quartiere Lucci, vicino alla stazione centrale di Napoli. Quattro pistole sono state sparate, con circa ottanta colpi, in uno spazio ristretto. La polizia è intervenuta rapidamente e ha arrestato cinque persone coinvolte nel traffico di armi, mentre altre tre sono state indagate. Ora si cerca di capire quale sia stato il movente di questo attacco così violento. La vittima principale è un ragazzo di 19 anni di nome Nicola Moffa, già coinvolto in precedenti episodi simili. Si sospetta che sia legato a un gruppo di killer che hanno precedentemente attaccato due ragazzi in piazza Carlo III lo scorso dicembre. In quel caso, i due fidanzati sono stati feriti da colpi di pistola mentre erano a bordo di una Smart. È inevitabile pensare a una connessione tra i due episodi di violenza. La polizia sta lavorando duramente per risolvere il caso, guidata dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini e coordinata dal pm anticamorra Maria Sepe. Ma oltre ai possibili collegamenti tra i due episodi, c’è un fatto che preoccupa: Napoli sta diventando sempre più pericolosa. Troppo spesso si verificano episodi di violenza armata, spesso compiuti da giovani pronti a tutto. Tornando alle indagini sull’attacco di via Lucci, la polizia ha trovato delle armi in un appartamento di via Poggioreale. Tra gli arrestati c’è un pregiudicato di 25 anni, figlio di un affiliato al clan Contini. Sono state sequestrate una pistola calibro 9mm con la matricola abrasa e una pistola calibro 40, rubata in precedenza. Anche se non sono accusati dell’attacco, è probabile che facessero parte del commando che voleva vendicarsi di un giovane rivale. È una situazione allarmante che mette in pericolo la sicurezza di Napoli, una delle capitali europee del turismo.

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