I bambini hanno una marcia in più: dimenticano, non rimuginano e sorridono, sempre. I giorni dopo la denuncia dei carabinieri alla maestra di sostegno di un istituto comprensivo di Cava dei Tirreni, che allega anche referto medico delle presunte percosse che un bimbo di 10 anni avrebbe subito durante l’orario scolastico, è il momento della solidarietà.
Mentre si procede con l’indagine per lesioni personali, l’intera classe del bambino si schiera a suo favore. Secondo quanto riportano, la maestra lo avrebbe sbattuto prima contro la cattedra e poi nella porta, intimandogli di portarlo dalla dirigente. «Non è la prima volta, basta», tuonano i genitori che, parallelamente all’azione della mamma del bambino, hanno deciso di sottoscrivere un esposto.
Il documento, consegnato in prima battuta martedì scorso da una rappresentanza di 13 mamme della classe, è stato respinto dalla dirigente. «Non posso fare niente», avrebbe detto durante l’incontro. Cordiale, disponibile, ha ascoltato ma…Troppo poche le firme: questa la causa del rifiuto.
E allora la classe decide di schierarsi, in pieno, a favore del bambino e tutti i genitori, dopo un veloce passaparola, si incontrano per apporre la propria firma al documento che chiede un intervento disciplinare nei confronti della maestra. Accade mentre la mamma del piccolo di dieci anni è dai carabinieri. Le comunicazioni si incrociano, nel gruppo WhatsApp della classe lo scambio di informazioni è rapidissimo e piovono casi simili, tant’è che i carabinieri stessi decidono di acquisire la chat e di metterla agli atti.
L’unica firma che manca ancora sull’esposto è quella della mamma del piccolo studente strattonato. Tra ospedale, denunce e lavoro, non ha fatto in tempo. Lo farà a breve, tornando anche dalla dirigente per un nuovo incontro informativo e per consegnare, d’accordo con tutti i genitori dei compagni, questo documento in difesa del figlio.
Al momento la classe è sprovvista del sostegno (la dirigente avrebbe messo la docente, già segnalata in passato per aggressioni verbali, in malattia) ma ancora una volta i bambini dimostrano di essere più maturi dei grandi. «Ci aiuteremo tra di noi», hanno detto a casa gli studenti di quinta.
In fieri l’azione dei carabinieri, che dovranno sentire tutte la parti interessate. Starà alla Procura di Nocera Inferiore, una volta letta l’informativa che verrà fuori dall’attività di indagine, decidere se e come procedere.
Quel livido sul fianco destro del bambino inizia a schiarirsi e fra un po’ sparirà, ma il dolore, il dispiacere, resta. Avanti scuola non si parla d’altro: tra incredulità e rabbia tutti si chiedono come sia potuto succedere, oggi, un fatto del genere. «Non esiste che i nostri figli vengano trattati in questo modo, non può e non deve succedere», il grido unanime dei genitori.