La vicenda di Marzia Capezzuti, morta a soli 29 anni a causa di presunti maltrattamenti subiti dalla famiglia Vacchiano, sembra essere iniziata con una segnalazione anonima fatta nel 2020 alla caserma dei carabinieri di Pontecagnano. Nella lettera si riferiva di aver visto Marzia sofferente e di volerla aiutare, senza però indicare il nome dei presunti maltrattatori.
Nel corso delle indagini sono emerse altre testimonianze, come quella della figlia della donna che aveva fatto la prima telefonata, la quale ha raccontato di aver visto Marzia aggredita da Barbara Vacchiano nell’estate del 2020 e trascinata nell’appartamento della famiglia. La stessa figlia ha poi aggiunto che la ragazza era stata isolata dalla famiglia Vacchiano dal 2019 al 2021. Nel febbraio del 2022, il padre di Marzia viene sentito dai carabinieri di Bollate in merito alla presunta scomparsa della figlia, ma le indagini sembrano partire solo quando si cerca una persona scomparsa che continua ad effettuare movimentazioni sul suo conto corrente postale. È allora che il fidanzato della figlia di Barbara Vacchiano avanza dubbi sul fatto che la donna abbia saputo delle indagini e abbia fatto sparire Marzia. La donna, interrogata dal fidanzato, sembra confermare i sospetti dicendo che, secondo lei, i Vacchiano sono stati avvisati. In questo contesto, sembra che i controlli a casa Vacchiano siano stati fatti senza guardare nello sgabuzzino. La vicenda di Marzia Capezzuti è stata seguita con grande attenzione dalla stampa e ha suscitato molte polemiche, sollevando interrogativi sulle responsabilità di tutti coloro che, anche indirettamente, hanno contribuito alla morte della giovane ragazza.