Processo Casalesi: Chiusa l’istruttoria dibattimentale per i fratelli Diana
Il processo a carico dei fratelli Antonio e Nicola Diana, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa alla fazione Zagaria del clan dei Casalesi, ha visto la chiusura dell’istruttoria dibattimentale. Il processo si sta svolgendo presso la terza sezione penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Luciana Crisci. Dopo una ricognizione degli atti e dei documenti processuali, si tornerà in aula verso la fine del mese di febbraio per la requisitoria del sostituto procuratore Fabrizio Vanorio della Dda di Napoli.
Secondo la ricostruzione del magistrato antimafia, i due fratelli sono stati considerati l'”espressione imprenditoriale” del capoclan dei Casalesi, Michele Zagaria. Sarebbero entrati a far parte del “cerchio magico” degli imprenditori vicini al boss, grazie alla loro attività nel riciclo della plastica che avrebbe fornito liquidità al clan. I fratelli Diana, che sono stati definiti imprenditori anticamorra in quanto figli di una vittima innocente della criminalità organizzata, sono coinvolti in un’indagine che ha permesso di ricostruire il legame operativo tra il mondo dell’imprenditoria e la fazione Zagaria del clan dei Casalesi attraverso le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.
Il patto criminale stretto con il clan avrebbe garantito agli imprenditori una protezione e una tranquillità operativa che hanno permesso loro di ottenere una posizione privilegiata nell’area territoriale controllata dal clan. In cambio, il clan avrebbe ricevuto dai Diana “prestazioni di servizi e utilità”, come il cambio di assegni e la consegna sistematica di ingenti somme di denaro necessarie all’organizzazione camorristica di Michele Zagaria.
Durante il loro interrogatorio, i due imputati hanno negato le accuse mosse loro dai collaboratori di giustizia come Francesco Zagaria alias Ciccio e’ Brezza, Attilio Pellegrino e Massimiliano Caterino, che li hanno indicati come “partecipi” negli affari del clan grazie a investimenti fatti con il capoclan. I fratelli Diana si sono definiti dei “taglieggiati” e hanno raccontato di aver subito intimidazioni come sparatorie negli uffici delle loro aziende o furti di camion, rivendicati dai gregari del clan attraverso telefonate aziendali.
Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Carlo De Stavola, Claudio Botti, Giuseppe Stellato e Giuseppe Saccone.