La procura di Salerno ha chiesto il processo per l’imprenditore Enzo Bove e altre ventisei persone coinvolte nell’inchiesta sul riciclaggio nel mondo della movida. L’udienza preliminare è stata fissata per la fine del mese di aprile. Le accuse sono di associazione per delinquere, trasferimento di valori per riciclaggio e autoriciclaggio, favoreggiamento personale, truffa ai danni dello Stato, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e violazione dell’obbligo di comunicazione come previsto dal codice antimafia.
Bove e i suoi soci sono accusati di aver intestato a dei prestanome undici società per sottrarsi alla possibile aggressione giudiziaria e continuare a realizzare profitti, con l’aiuto dei commercialisti Libretti e Pasqualucci. Le figure coinvolte hanno ruoli ben definiti: Mimmo Zeno ed Enzo Bove, con la collaborazione di Massimo Sileo, avrebbero gestito le attività commerciali di fatto dei bar e ristoranti di cui sono titolari. Carmine Del Regno avrebbe finanziato altre attività gestite con Bove, mentre Domenico Sileo sarebbe stato il referente del gruppo per risolvere problemi legati alle attività.
La procura ha individuato anche le parti civili, tra cui lo Stato italiano, l’Agenzia delle Entrate, l’Inps e due privati cittadini. Gli avvocati difensori sono pronti per il processo, che coinvolge anche la recidiva per alcuni imputati come Enzo Bove. La richiesta di rinvio a giudizio analizza attentamente le posizioni degli indagati e il ruolo di ciascuno nell’organizzazione delle società coinvolte nel business. La procura ha chiesto il giudizio anche per un episodio di violenza da parte di Carmine Del Regno.
La vicenda conferma l’importanza di combattere il riciclaggio nel settore della movida e di perseguire coloro che si rendono responsabili di tali reati. Il processo sarà un momento cruciale per fare luce su queste attività illecite e garantire la giustizia per le vittime coinvolte.