La mano lunga della criminalità organizzata è sempre presente sul territorio italiano, ma spesso ci sono episodi che mostrano come determinate persone possano muoversi liberamente, in totale comando di tutto ciò che gli capita attorno. È quanto emerge da un’intercettazione del 20 marzo di quattro anni fa, compiuta dai carabinieri durante l’indagine sul clan Belforte che ha portato a decine di arresti a Marcianise.

La conversazione avviene tra Giovanni Buonanno, divenuto collaboratore di giustizia e arrestato nel blitz, e il suo sodale Giovanni Moretta. Il figlio di Gennaro Bonanno, ras dei Belforte detto Gnocchino, spiega chiaramente che lui in determinati posti non paga perché “comando sempre io qua, non si deve pagare”. Buonanno quasi redarguisce Moretta, il quale, invece, si era proposto di saldare il conto. “Ma che devi pagare! Per un antipasto con una frittura…”. Chissà se la decisione di Moretta di pagare il conto era legata al numero di bevande alcoliche che aveva bevuto, visto che lui stesso si definisce “ubriaco”.

La conversazione captata si conclude con Giovanni Buonanno che spiega che lui comanda ancora a Marcianise, poiché “Mica sono collaboratore di giustizia che me ne sono scappato”. Frase non esattamente profetica, visto che lo stesso Giovanni Buonanno diventerà collaboratore di giustizia nel 2022. Questo episodio dimostra ancora una volta il potere dei clan sulla gestione economica dei locali e delle attività, ma soprattutto sulla libertà di movimento delle persone. È necessario continuare a combattere la criminalità organizzata e garantire la sicurezza del territorio.

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