Fumi tossici e aria irrespirabile hanno invaso una zona centrale della città, a pochi passi dalla Piazza dei Giudici. Ieri, all’interno di un edificio in via Monte dei Pegni, si sono manifestate delle fumarole, probabilmente causate dalla combustione di rifiuti e materiali di risulta già arsi in un precedente incendio. Le emissioni, chiaramente nocive e inquinanti, hanno interessato in particolare uno dei locali a piano terra dello storico palazzo in cui ha vissuto il compositore e direttore d’orchestra del diciannovesimo secolo, Giuseppe Martucci.
Il fabbricato, di proprietà comunale e attualmente oggetto di un progetto di restauro, è stato interessato da un pericoloso rogo il 17 aprile. Fortunatamente, gli appartamenti soprastanti sono stati risparmiati e alcuni abitanti sono stati costretti ad abbandonare l’immobile che, da allora, è stato delimitato e messo in sicurezza. Nonostante ciò, i teppisti hanno tentato di innescare un nuovo incendio e distruggere le poche cose risparmiate precedentemente dalle fiamme.
Grazie al tempestivo intervento dei vigili del fuoco, il focolaio è stato subito spento con sostanze schiumogene. Come nella precedente occasione, non ci sono stati feriti, ma il rischio di intossicazione è stato elevato. Infatti, durante tutto l’arco della mattinata, l’odore acre dei residui di immondizia bruciata si è diffuso immediatamente in zona, costringendo gli abitanti a tenere finestre e balconi chiusi.
Sulla questione, al momento, viene mantenuto il massimo riserbo. L’ipotesi di un innesco determinato da cause accidentali resta meno accreditata. Più plausibile quella di un atto doloso. Le fumarole di ieri potrebbero essere ricondotte a uno stesso disegno criminoso. Sconosciuti potrebbero aver preso di mira lo storico edificio di Martucci, ma non si esclude neppure che ci sia qualche piromane che, approfittando del degrado degli ambienti interni, abbia deciso di sfogare il proprio istinto criminale. Le indagini procedono e le telecamere presenti lungo il corso Appio e in piazza dei Giudici potrebbero fornire dati importanti. Resta comunque il disagio per i residenti, costretti a sopportare l’odore nauseabondo dei rifiuti bruciati.

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