Gaetano Maranzino, giovane promessa del calcio locale, aveva la possibilità di costruirsi una carriera grazie alla sua dedizione allo sport e al senso del sacrificio mostrato negli incontri ufficiali e negli allenamenti. Tuttavia, la sua storia sembrava destinata a un brutto finale quando, poche ore dopo la conquista dello scudetto da parte del Napoli, si è verificato l’omicidio di Vincenzo Costanzo, noto come “Ciculillo” nel quartiere di Napoli est. Maranzino è stato arrestato come presunto responsabile degli spari in piazza Volturno, insieme ad altri tre individui, tra cui Matteo Nocerino, suo stretto congiunto. Questo episodio ha messo fine alla favola bella di Maranzino, che sembrava destinato a lasciarsi alle spalle la mala Ponticelli, le faide di camorra e le vendette infinite.

La vicenda di Maranzino è particolarmente dolorosa perché sembrava essere la classica storia a lieto fine, di riscatto da un quartiere difficile, di affermazione individuale grazie a valori sani. Maranzino aveva militato nelle giovanili dell’Inter e da qualche tempo era in forza al Portici, in serie D, società che ha sfornato non pochi campioni. Tuttavia, la sua carriera è stata interrotta dalla lunga notte napoletana, al triplice fischio di Udine, che sancisce la vittoria del terzo scudetto del Napoli.

La vittima, Vincenzo Costanzo, viene indicata come una sorta di soggetto emergente, pronto a usare le armi per rimarcare il proprio territorio. Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Rosario Rolletta, Costanzo faceva parte dei D’Amico-Fraulella e aveva compiti diversi, tra cui estorsioni, sparatorie e altro. In questo scenario, i due arrestati sembrano essere presunti pistoleri in giro armati, decisi a fare fuoco nella stessa piazza dove il giorno prima era stato ucciso il presunto boss emergente. Tuttavia, le dinamiche criminali che si inseguono e si sovrappongono, come emerge dalle carte depositate agli atti dalla Procura di Napoli, avvelenano la favola bella di Maranzino e di chi aveva assaporato momenti di gloria autentica grazie al proprio lavoro.

In conclusione, la vicenda di Gaetano Maranzino rappresenta un esempio di come la criminalità organizzata possa distruggere i sogni e le speranze di giovani talenti, che invece avrebbero potuto costruirsi una carriera nel mondo dello sport. È importante che la società e le istituzioni si impegnino a creare un ambiente sicuro e sano per i giovani, in modo da evitare che storie come quella di Maranzino si ripetano in futuro.

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