Il parco dei “napoletani” è tristemente noto per essere un luogo frequentato da criminali e delinquenti. È un paese nel paese, nato dopo il terremoto del 1980 per ospitare le famiglie evacuate da Napoli. La fama del parco si ritrova non solo nelle cronache nere, ma anche nelle relazioni del ministero dell’Interno sulle attività della Dia. È proprio da lì che arriva G.G., il 17enne che ha sparato insieme al suo complice Emanuele Civita, ferendo una bambina di dieci anni, sua madre e suo padre.
Entrambi i giovani, fermati il giorno dopo, risiedono a Somma Vesuviana e hanno avuto a che fare fin da piccoli con una realtà fatta di familiari in carcere o morti ammazzati, di armi, di droga e di altarini abusivi eretti nel “parco” di San Sossio in ricordo di affiliati uccisi in agguati di camorra e legati a cartelli criminali. Soprattutto, una delle piazze di spaccio più note del vesuviano.
Questa è la realtà in cui crescono numerosi giovani, con telecamere in casa per controllare gli esterni, con il mito dei boss e i familiari in carcere mitizzati come eroi. Emanuele e il suo “compagno” non hanno pensato al diploma, allo sport o a sani passatempi, ma vivono in una bolla fatta di violenza e di finto “rispetto”. Don Angelo Losco, sacerdote che guida la rettoria di San Sossio, cerca di aiutare i ragazzi del parco con progetti rivolti proprio a loro, come l’oratorio e le partite di calcio. Tuttavia, il problema della delinquenza minorile non si può certo affrontare in due parole e occorre sinergia con istituzioni e famiglie.
Le istituzioni devono trovare il modo di integrare i parchi dove ad ogni piè sospinto i blitz delle forze dell’ordine arrestano pregiudicati, ritrovano armi, droga, munizioni e smantellare gli altarini della camorra. Il sindaco di Somma Vesuviana, Salvatore Di Sarno, ha affermato che gli amministratori hanno poche armi per contrastare questo fenomeno, ma prende l’impegno di smantellare ciò che c’è di abusivo.
Intanto, a Sant’Anastasia, l’associazione “Libera” ha organizzato un gazebo presidio di legalità dinanzi al bar di piazza Cattaneo dove la bambina è stata ferita. Il prefetto di Napoli Claudio Palomba ha chiamato il sindaco di Sant’Anastasia, Carmine Esposito, per discutere di sicurezza, controlli e misure per arginare le devianze giovanili. È importante trovare soluzioni efficaci per evitare che episodi come quello accaduto possano ripetersi.