Il trionfo dell’Everest: due nepalesi reduci dall’impresa sono stati accolti in trionfo a Kathmandu. Kami Rita Sherpa ha scalato la vetta per la 28esima volta, sempre insieme ai suoi clienti. L’altro alpinista è Hari Budha Magar, un ex-militare dei Gurkha, che ha perso le gambe in Afghanistan nel 2010 a causa di una mina antiuomo. Nonostante la sua menomazione, Budha Magar è diventato il primo alpinista a scalare la vetta dell’Everest con queste difficoltà. Il suo messaggio è chiaro: “Se un doppio amputato sopra il ginocchio può scalare l’Everest, puoi scalare qualsiasi montagna che affronti, purché tu sia disciplinato, lavori sodo e ci metti tutto”.

Inoltre, l’articolo ripercorre la storia dell’Everest e del suo trionfo più famoso, avvenuto nel 1953 con l’arrivo di Edmund Hillary e Tenzing Norgay sulla vetta. Da allora, molte sono state le spedizioni e le imprese compiute sulla montagna più alta del mondo. Tuttavia, l’Everest è diventato anche un luogo affollato e costoso, con numerosi alpinisti-clienti che pagano cifre esorbitanti per tentare la scalata. Nonostante ciò, la montagna continua a rappresentare una sfida per molti, con il nome di coloro che non sono riusciti a tornare a valle scolpito su un memoriale accanto alle baite di Pheriche.

In sintesi, l’Everest continua ad affascinare e a rappresentare una sfida per molti, con la storia dei suoi trionfi e delle sue tragedie che si intrecciano. L’impresa dei due nepalesi, Kami Rita Sherpa e Hari Budha Magar, dimostra che la montagna può essere scalata da chiunque abbia la determinazione e la disciplina necessarie.

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