“Una doccia preziosa” – Un racconto ambientato a Napoli

Minerva si sveglia e si alza dalla branda sudata. Guardando fuori, ripensa alla sensazione della doccia. A casa sua, come tutti, usa un vaporizzatore per lavarsi, ma la doccia è un’esperienza diversa. Il getto di pioggia purificata scorreva delicatamente sulla sua pelle, donandole una sensazione sublime. Sente ancora il fango che scivola via e guarda fuori verso Napoli, una città vecchia piena di rilievi. La terrazza dell’alveare Ottieri era stata trasformata in una piattaforma pubblica accessibile con un grande ascensore. Ora, sommersa dai tubi Innocenti e con un serbatoio per le emergenze, la terrazza è diventata un luogo di incontro per il quartiere. Minerva sa perché le hanno regalato una doccia, ma non ha nulla a che fare con l’eliminazione dei ceffi o con il carico di merendine scadute che la gente ha preso dall’alveare grazie a lei.

Roberta, la leader dell’assembramento Ottieri, si avvicina con una tazzina di caffè e chiede a Minerva come si sente. Minerva risponde che si sente bene, nonostante sia tutta azzeccosa come sempre. Le paranze arriveranno a breve e Minerva chiede l’aiuto di Roberta. Roberta si illumina e si rivolge alla vetrata esposta verso il mare. Minerva segue il suo sguardo e vede la copertura dell’Abominio e la folla che sta costruendo barricate nel canyon tra il palazzone e la diga. Minerva sa che questa volta sarà diverso, perché hanno lei. Il racconto continua…

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