Una cultura di violenza che va combattuta con ogni mezzo

Un nuovo caso di stupro di due ragazzine di 13 anni a Caivano ha riportato l’attenzione sull’importanza di combattere la violenza sulle donne e sulle giovanissime. È necessario rivedere l’ordinamento carcerario, soprattutto per i minori autori di violenze.

Il segretario generale del sindacato della polizia penitenziaria, Aldo Di Giacomo, afferma che questo caso rappresenta un altro grave abuso sessuale contro ragazzine e dimostra l’esistenza di una cultura di violenza che si diffonde tra i giovani, alimentata da modelli maschilisti negativi. Questa cultura va combattuta con ogni mezzo.

Per coloro che si occupano delle attività del personale penitenziario, il primo pensiero va ai programmi di rieducazione per i minori che arrivano in carcere con pesanti accuse. La sorveglianza non è sufficiente per prevenire possibili “azioni punitive” da parte degli altri detenuti. Inoltre, non basta aumentare le sezioni specifiche per i detenuti con reati a sfondo sessuale. Purtroppo, non esistono programmi adeguati di rieducazione e mancano figure professionali, come psicologi, per affrontare la detenzione dei giovani autori di violenze.

Dall’altra parte, le teorie che vorrebbero i violentatori fuori dal carcere iniziano a mostrare le prime crepe, proprio a seguito dei fatti di Caivano e Palermo.

È importante non abbassare la guardia sull’uso dei social media, perché hanno un forte valore emulativo e rafforzano la cultura della violenza. È necessario contrastare questa cultura e adottare ogni misura possibile per proteggere le donne e le giovanissime.

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