La violenza minorile è un fenomeno che continua a sconvolgere tutti noi, ed è di nuovo accaduto a Napoli, dove un giovane musicista molto conosciuto e apprezzato per la sua serietà e dedizione all’arte ha perso la vita. Questo giovane stava facendo i suoi primi passi nel mondo dell’arte, con prospettive di grandi traguardi da raggiungere.
L’omicida, un diciassettenne, ha confessato il suo crimine, ma ha dichiarato di non essere stato in possesso dell’arma con cui ha sparato e ucciso. Soltanto quando due suoi “compagni di merende” gliel’hanno passata, ha deciso di lavare l’onta di una risposta esagerata riguardante il parcheggio di uno scooter.
Ancora una volta, la mentalità del branco ha prevalso sulle regole della convivenza civile e sui valori di giustizia e comportamento che dovrebbero guidare soprattutto i giovani. Le redini sono ormai sfuggite di mano a coloro che avrebbero dovuto gestire la situazione con maggiore attenzione e senso del dovere.
Lo Studio Legale Labonia ha affrontato più volte problematiche legate ai reati commessi da minori e, insieme al suo staff, approfondiamo ora le normative che si applicano in casi simili. Un minore può essere ritenuto responsabile di un reato soltanto se, al momento del fatto, ha già compiuto 14 anni e quindi ha la capacità di intendere e volere. Se non ha ancora raggiunto questo limite, non può essere ritenuto imputabile.
La pena più grave a cui un giudice può condannare un minore è la libertà vigilata o un periodo da trascorrere in una comunità minorile. Quindi, il compimento dei 14 anni è il punto di svolta che determina l’imputabilità o meno. In sostanza, i ragazzi con un’età inferiore sono equiparati, secondo la legge, alle persone affette da disturbi mentali e quindi non sono imputabili a causa di una mancanza di capacità di intendere!
Il processo si svolge davanti alla magistratura speciale del Tribunale dei Minori e le regole procedurali sono particolari. Con il consenso del minore stesso, è possibile intraprendere un percorso di “messa alla prova”, che gli permetterebbe di estinguere il reato e ottenere un perdono giudiziale, evitando la condanna.
Ma cosa rischia realmente un minore che ha commesso un omicidio? Secondo la Corte Costituzionale, non può essere condannato all’ergastolo, nemmeno nei casi più gravi. La pena massima che può essere inflitta è di almeno 21 anni di reclusione, con una riduzione di un terzo per le attenuanti generiche. La “messa alla prova” potrebbe persino evitargli il carcere.