Due commercialisti di Avellino sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza con l’accusa di essere responsabili di una truffa sui ristori Covid per un milione e duecentomila euro. Dopo aver risposto alle domande del giudice e aver fornito la loro versione dei fatti, Pasquale Vuolo e Ramon Irizarry rimangono in carcere. I loro avvocati, Alberto Biancardo e Alfonso Laudonia, li hanno difesi durante l’interrogatorio con il gip del Tribunale di Avellino, Giulio Argenio, che si è tenuto nel carcere di Bellizzi Irpino.

L’accusa sostiene che le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Avellino, guidata dal procuratore Domenico Airoma, mentre il sostituto procuratore Vincenzo Russo è il titolare del fascicolo. I due commercialisti avrebbero pianificato una truffa per incassare i fondi destinati ai ristori per le conseguenze della pandemia da Covid-19. I militari del Gruppo Avellino della Guardia di Finanza hanno anche effettuato il sequestro preventivo della somma totale di 1.190.968,00 euro. Oltre ai due commercialisti arrestati, la misura restrittiva è stata applicata anche a due persone considerate prestanome dagli inquirenti: Giorgio Cappiello di Monteforte Irpino e Osadolor Osawe, un nigeriano residente a Mercogliano, che sono stati posti ai domiciliari. Sono assistiti dagli avvocati Eliana Giugliano e Lucio Seconnino.

Le accuse riguardano i reati di truffa continuata ai danni di un ente pubblico, riciclaggio, autoriciclaggio e falso in bilancio. Secondo quanto emerso dalle indagini, i due commercialisti, attraverso quattro società e i due presunti prestanome, avrebbero indebitamente beneficiato delle misure di sostegno economico destinate alle persone colpite dalla pandemia nel corso del 2021. Queste misure consentivano all’Agenzia delle Entrate di erogare contributi a fondo perduto direttamente agli operatori economici che ne facevano richiesta. I benefici venivano determinati applicando una percentuale alla differenza tra l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi del 2020 e l’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi del 2019.

Secondo l’attività investigativa svolta dalla Guardia di Finanza sotto il coordinamento della Procura di Avellino, i due commercialisti avrebbero messo in atto un sistema articolato di frode al fine di ottenere il beneficio, presentando istanze contenenti dichiarazioni false riguardanti una flessione media mensile del fatturato tra il 2019 e il 2020. Questo avrebbe consentito loro di percepire illegalmente contributi per un importo totale di 1.190.968,00 euro, per cui è stato eseguito il sequestro. Le attività dei finanzieri hanno anche permesso di accertare che le società coinvolte hanno presentato dichiarazioni integrative fiscali ai fini Iva e imposte dirette, rettificando quelle originariamente presentate per gli anni 2019 e 2020, indicando un volume d’affari di circa 9 milioni di euro per ciascuna società.

I due commercialisti, agendo in concorso, avrebbero trasferito parte delle somme indebitamente percepite a una società per azioni di Milano, utilizzando dati fiscali e contabili falsi. Ora si attendono le decisioni del giudice riguardo a un’eventuale attenuazione della misura restrittiva o all’annullamento della stessa.

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