Quattro mesi di carcere con sospensione condizionale della pena ed 800 euro di risarcimento per la vittima (oltre al pagamento delle spese processuali) per lesioni ma assoluzione, perché il fatto non sussiste, per l’accusa di stalking. Dopo sette anni di vicissitudini giudiziarie si conclude così la vicenda che ha visto sul banco degli imputati Vincenzo Pellegrino, conosciuto negli ambienti del by night salernitano come Enzo, difeso dall’avvocato Carla Maresca. A denunciarlo una sua ex compagna difesa dall’avvocato Agostino Allegro. La storia tra i due ha inizio a dicembre del 2015 e sarebbe andata avanti anche alcuni mesi del 2016 fino a quando è scattata la denuncia da parte della donna. Allegato agli atti anche il referto del pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona dal quale la giovane donna, all’epoca 33enne, veniva dimessa con una prognosi di 15 giorni per contusione emotorace sinistro, ematoma di cinque centimetri sul corpo, escoriazioni ed ecchimosi al collo, ferita da taglio alla falange del dito medio sinistro e altro ematoma alla coscia sinistra. E con queste lesioni certificate, il giudice Rossini avrebbe riconosciuto nei confronti del producer salernitano l’accusa di lesioni ma non le condotte di stalking nonostante un ammonimento nei suoi confronti da parte del questore di Salerno nel marzo 2016. «Sette anni di processo con la solidarietà degli amici, la consapevolezza di non aver compiuto il fatto anche se sul piano personale un’ accusa del genere era comunque pesante da gestire. Ho avuto la pazienza di aspettar, ho avuto la fortuna d’incontrare giudici garantisti». «Ho difeso Enzo Pellegrino nonostante io sia presidente di due associazioni antiviolenza – dice l’avvocato Maresca- in quanto convinta che ci trovassimo in presenza di un falso abuso in relazione allo stalking e alle percosse . D’altronde gli stessi giudici che si sono avvicendati sono giunti ad un’assoluzione in formula piena. Felicissima per il mio assistito e per il trionfo della verità». LA TESTIMONIANZA Intanto la vittima del producer, che nel frattempo si è costituita parte civile e ha vissuto anche lei sette anni di inferno, ha deciso di parlare su quanto accaduto «devo farlo perché viviamo in un momento storico particolare dove è importante che chi ha subito violenze venga allo scoperto e racconti la propria esperienza».

E ancora: «Sono stata accusata di aver detto bugie sui social e messa alla gogna, giudicata da chi non era assolutamente a conoscenza dei fatti e, ahimè, anche da chi sapeva; infine, cosa ancor più grave e dolorosa derisa da altre donne. Sono dovuta scappare al nord Italia per diversi mesi ed allontanarmi dai miei affetti per evitare che, dopo l’ultimo episodio di fine gennaio, questi atteggiamenti potessero ancora colpire me e la mia famiglia. Consiglio a tutti di vivere un rapporto sereno e di allontanarsi subito da rapporti malati, violenti e pericolosi. Abbiate sempre il coraggio di parlare con qualcuno e di denunciare. Che tutto ciò possa essere di coraggio a chi mi legge e vive situazioni simili. La mia fiducia nella magistratura ha consentito che le mie ragioni fossero accolte ed ascoltate. Ora attendo di leggere le motivazioni per decidere cosa fare. Le ferite del corpo sono passate dopo quindici giorni ma, per rimarginare quelle dell’anima, c’è voluto tempo e finalmente un amore gentile e importante. Ringrazio chi mi è rimasto sempre accanto nei momenti difficili e dolorosi, il mio avvocato Agostino Allegro, la mia psicoterapeuta Monica Romei che mi è rimasta sempre accanto e infine, più di tutti, ringrazio mio marito che mi ha restituito con grazia il senso vero e pulito dell’amore».

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