Scarpe e giubbino di marca Gucci e Dolce Gabbana, un’auto dal valore di decine di migliaia di euro. Un coltello in tasca, lo stomaco pieno di alcol. Una grande voglia di provocare, di colpire. Ecco il profilo dei due individui finiti al centro di un’inchiesta per tentato omicidio, una sorta di agguato freddo consumato nella notte della vigilia di Natale, intorno alle due del mattino, in un bar di San Giovanni. Marche, sangue e soldi. E armi pronte all’uso. Violenza immotivata, che al momento tiene in custodia uno dei due indagati (l’altro risulta irreperibile da una settimana). Una ricostruzione intensa, quella raccontata dalle pagine del provvedimento cautelare firmato dal giudice Fabio Lombardo, che ha convalidato l’arresto effettuato dalla polizia alle sette del mattino del 24 dicembre. In manette finisce Vincenzo Taglialatela, 24 anni, accusato di aver aiutato suo cugino ad aggredire e ferire (in modo abbastanza grave) un ragazzo di 17 anni. Una ricostruzione che – almeno per il momento – porta all’accusa di tentato omicidio il 24enne e l’altro indagato irreperibile. In attesa di sviluppi processuali, conviene soffermarsi sulle parole del ragazzo vittima dell’aggressione. Ricoverato all’Ospedale del Mare, dopo essere stato colpito alla testa e al petto con coltellate, dopo aver subito calci e pugni, mentre cercava di liberarsi dalla presa dei due cugini. Una storia su cui continuano le indagini, che si basano – almeno per ora – sulla versione del ragazzo di 17 anni, ma anche sulle dichiarazioni fatte dal 24enne (difeso dall’avvocato Davide Della Pietà). In sintesi, di fronte al giudice, l’indagato ha cercato di minimizzare il suo comportamento, sostenendo di essersi limitato a dare un paio di schiaffi al ragazzo. Al centro delle indagini, come è facile immaginare, ci sono verifiche sulle immagini raccolte. Ma torniamo alla testimonianza della vittima. “Ero al bar, quando ho incontrato quei due ragazzi, li conosco da molto tempo. Non so perché, ma hanno iniziato ad insultarmi. Erano seduti al tavolino e hanno cominciato a lanciarmi delle noccioline addosso. Poi è iniziata l’aggressione”. Uno dei due, il 21enne in fuga, ha estratto un coltello a farfalla e ha iniziato a colpire il ragazzo di 17 anni. Cinque colpi alla testa e al petto. La parte lesa spiega alla polizia: “Urlavo e chiedevo di sopravvivere, pregavo di non uccidermi, di smetterla con quella violenza insensata”. Coperto di sangue e con ferite alla testa e al torace, il ragazzo è riuscito a scappare fuori dal locale. Ha ottenuto un passaggio da un autista e si è fatto accompagnare all’Ospedale del Mare. Poi, l’intervento tempestivo della polizia. Partiamo dall’identikit degli aggressori: “Scarpe Gucci, vestiti Dolce e Gabbana”, si legge. Un look da movida, con auto e abbigliamento da migliaia di euro, soldi e coltelli (e talvolta pistole), proprio come accadde lo scorso marzo a Mergellina. Vi ricordate dell’omicidio di Francesco Pio Maimone? Un pizzaiolo estraneo alla camorra, ucciso per caso in una lite tra gruppi di Barra e rione Traiano, nata da una calpestata su “scarpe da mille euro”. Una volta davanti al giudice, il 24enne ha scelto di non rispondere. Ma ha comunque chiesto che venisse formalizzata una dichiarazione spontanea: “Ho dato solo un paio di schiaffi, non mi sono accorto del coltello (che evidentemente era in possesso del 21enne), solo successivamente mi sono accorto di essere coperto di sangue”. Questo caso evidenzia una sorta di frontiera criminale che coinvolge i giovani. Violenza gratuita nei luoghi della movida, sia in centro che in periferia. Facciamo un passo indietro di qualche mese, giusto per ricordare cosa sta accadendo per le strade e nelle piazze della città, durante le ore del divertimento notturno. Lo ha chiarito il giudice Maria Luisa Miranda, nel corso dell’inchiesta che ha portato agli arresti del presunto assassino di Francesco Pio Maimone: “Vestiti di marca, auto nuove, soldi in tasca, ma soprattutto armati”. Questo è il profilo di chi vive la notte a Napoli. Anche in questo caso, i social media rappresentano uno straordinario strumento di conoscenza, grazie al lavoro svolto dagli agenti della Mobile (guidati dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini), dopo l’omicidio degli chalet. In sintesi, individui provenienti da Barra e rione Traiano si sono sfidati con post aggressivi. Una guerra che probabilmente va avanti da tempo e che rischia di passare dal virtuale al drammaticamente reale. Colpi di testa all’ordine del giorno, come quanto accaduto nella notte della vigilia, con il ferimento di un ragazzo senza un motivo reale. Indagini in corso nel cosiddetto rione Villa, alla ricerca del presunto aggressore del ragazzo di 17 anni.

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