Il grave problema del sovraffollamento delle carceri italiane continua a causare morti, con due detenuti che si sono tolti la vita a Verona e Carinola, in provincia di Caserta. Dal 5 al 31 gennaio 2024, ben 15 persone si sono suicidate nelle carceri italiane, con una media di un suicidio ogni due giorni. In Campania è il quarto caso, il quindicesimo in Italia dall’inizio del 2024. Il tasso di suicidi in carcere è 20 volte superiore rispetto ai suicidi delle persone libere. Il Garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, ha sottolineato la necessità di intervenire sull’organizzazione delle carceri, aumentando il numero di psicologi, psichiatri ed educatori, così come il numero di progetti di inclusione sociale e di lavoro. È importante agire concretamente prima che sia troppo tardi. Secondo Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, i malati psichici non dovrebbero essere detenuti in carcere e ha criticato lo Stato italiano per non intervenire adeguatamente. Nonostante le denunce dei garanti e delle associazioni, il tema sembra non interessare particolarmente la politica e si pone la domanda su come funzioni la giustizia italiana. Il problema dei suicidi in carcere diventa sempre più emergenza di anno in anno, con numeri allarmanti: in poco più di un mese sono state almeno 15 le persone che si sono tolte la vita in cella. Ci sono carceri dove i suicidi avvengono con una frequenza preoccupante. Detenuti e agenti si uniscono nella critica al ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha definito il problema dei suicidi in carcere come “una malattia ineliminabile”. Ma davvero è “ineliminabile”? Erano forse malati, tossicodipendenti o pazienti psichiatrici i detenuti che hanno perso la vita?