Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Questo detto si applica anche al modo in cui guardiamo la realtà che ci circonda, soprattutto quando si tratta delle nostre terre. Prendiamo ad esempio il caso di Ilaria Salis, la ragazza italiana detenuta in un carcere ungherese, che ha suscitato molte discussioni e dibattiti. Questo caso è emblematico perché mostra come la nostra comunità possa sembrare un grande sepolcro imbiancato.

Ma come possiamo dimenticare che solo lo scorso 3 aprile, nelle nostre carceri italiane, un tunisino è stato maltrattato dalla polizia penitenziaria? Le immagini di una telecamera di sorveglianza mostrano come sia stato incappucciato con una federa stretta al collo, impedendogli di vedere e respirare, e successivamente colpito con pugni al volto mentre veniva spinto verso il reparto di isolamento. È stato fatto cadere a terra, picchiato con schiaffi, pugni e calci, e gli è stato torto un braccio dietro la schiena. Questo non è altro che tortura.

E cosa dire del caso di Santa Maria Capua Vetere qualche anno fa? Le telecamere hanno registrato la brutale violenza. Non c’è bisogno di ricordare l’orrore, nemmeno paragonando gli esseri umani agli animali.

Ma le battaglie dei nostri parlamentari e dei media si concentrano sulle carceri ungheresi: disumane, incivili, non degne di uno Stato di diritto, nemmeno di un Paese che fa parte dell’Unione Europea. Ma cosa vogliamo dimostrare?

La verità è che siamo bravi a parlare, a scrivere, a fare discorsi in televisione e sui giornali. Ma siamo pessimi quando si tratta di affrontare i fatti concreti. Siamo una società abituata a discutere degli altri, a scaricare le responsabilità su di loro, evitando di assumerci le nostre colpe. Questo vale per i sistemi statali e giuridici, ma anche per i nostri vicini, amici e colleghi.

E cosa dire del futuro, dei nostri figli? Li giudichiamo come asini e maleducati, ma solo quelli degli altri. Non guardiamo a noi stessi, non ci rendiamo conto che il problema siamo proprio noi.

È tempo di aprire gli occhi, di guardare la realtà senza pregiudizi e di assumerci le nostre responsabilità. Solo così potremo veramente migliorare e costruire una società migliore per tutti.

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