Una tragedia si è consumata sulla nave da crociera Silver Whisper lo scorso 17 maggio, quando una giovane donna, Chan Jheansel Pia Salahid, ha dato alla luce un bambino e successivamente ne ha provocato la morte per una presunta “negligenza criminale”. La madre del neonato, originaria delle Filippine, si è difesa davanti al giudice sostenendo di non aver mai voluto che il piccolo morisse e di aver fatto tutto ciò che poteva per prendersi cura di lui.

Secondo la sua versione dei fatti, la ragazza pensava di essere meno avanzata nella gravidanza e di poter gestire la situazione dopo essere partita da Salerno. Tuttavia, una volta partorito, si è trovata di fronte a una situazione difficile e ha fatto del suo meglio per prendersi cura del neonato. Ha raccontato di averlo allattato, idratato e pulito quando necessario, utilizzando persino degli assorbenti da donna perché non aveva altro a disposizione.

L’avvocato difensore ha sostenuto che la morte del bambino è avvenuta per un comportamento negligente e non per dolo, poiché la madre non avrebbe mai voluto che ciò accadesse. Inoltre, ha sottolineato che la donna aveva nascosto la gravidanza per paura di essere licenziata e per poter mantenere la sua famiglia nelle Filippine.

Oltre alla madre, sono state coinvolte nell’accusa di omicidio volontario anche due colleghe, provenienti dal Kenya e dal Sud Africa. Entrambe hanno scelto di non rispondere durante l’udienza di convalida, che si è tenuta al tribunale di Grosseto.

Il giudice dovrà decidere sul destino delle tre donne e sulla misura da adottare. Resta il dolore e la tragedia di una vita spezzata troppo presto, in un contesto che avrebbe dovuto essere di gioia e felicità.

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