Il processo che coinvolge politici e imprenditori di Marano e Sant’Antimo a Napoli nord ha visto un duro attacco da parte del pm Maria Di Mauro. Tutti gli imputati sono stati rinviati a giudizio per concorso esterno e corruzione, tra cui l’ex sindaco di Marano Mauro Bertini, i fratelli Aniello e Raffaele Cesaro, l’imprenditore Angelo Simeoli e l’ex dirigente del Comune di Marano, Armando Santelia.

Durante la sua controreplica, il pm ha sottolineato che Bertini e Santelia hanno favorito i clan locali, piegandosi al sistema del mattone e dell’edilizia che ha permesso al clan Polverino di ottenere consenso sul territorio. Bertini è stato addirittura favorito in alcune elezioni grazie a questo sistema.

Riguardo ad Angelo Simeoli e ai Cesaro, il pm ha dichiarato che non sono imprenditori vittime di estorsioni, ma collusi che hanno pagato per ottenere vantaggi. Si tratta di tasse che sono finite nelle casse dei clan, non di estorsioni, e la differenza è significativa.

Il pm ha inoltre fatto riferimento alle numerose operazioni immobiliari (come il caso Pip, Galeota e Palazzo Merolla) che sono finite sotto indagine della Dda. Ci sono pentiti di alto livello che hanno identificato Simeoli come costruttore del clan, così come altri collaboratori che erano al vertice dei Polverino. Il patto politico-mafioso che si è consumato a Marano nel corso dei decenni è evidente per tutti.

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