Una svolta significativa si è verificata per i lavori di smantellamento della centrale nucleare del Garigliano, situata vicino al fiume Garigliano, al confine tra la Campania e il Lazio nel territorio di Sessa Aurunca. I lavori per la costruzione del nuovo deposito temporaneo denominato Dt2, destinato ad accogliere rifiuti radioattivi a bassa e media intensità, sono iniziati. In particolare, è stata avviata la realizzazione della fondazione della nuova struttura all’interno della centrale dismessa. La Sogin, società di Stato responsabile dello smantellamento delle ex centrali nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, ha annunciato che le scorie stoccate nel nuovo deposito saranno solo quelle provenienti dallo smantellamento della centrale del Garigliano.

Il nuovo deposito temporaneo ospiterà circa 1.800 metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media attività provenienti esclusivamente dallo smantellamento della centrale campana. Sogin assicura che la struttura di stoccaggio è stata progettata secondo i migliori standard internazionali, con una pianta rettangolare di 70 metri per 18 e un’altezza di 13 metri. La volumetria totale sarà di circa 16.500 metri cubi e includerà un’area operativa di movimentazione, un corpo servizi funzionali all’esercizio del deposito e un’area di stoccaggio dotata di un carroponte per la movimentazione dei contenitori di rifiuti radioattivi.

Il cronoprogramma prevede che le opere civili saranno completate entro giugno 2025 e il deposito entrerà in funzione nel primo semestre dell’anno successivo. Si tratta di un passo significativo per il programma di dismissione e gestione sicura dei rifiuti radioattivi del sito. La centrale del Garigliano è stata costruita negli anni ’60 e ha prodotto energia elettrica fino al 1978, quando è stata fermata per manutenzione. Dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980, è stata definitivamente disattivata. La Sogin è proprietaria dell’impianto dal 1999 e ha avviato il processo di decommissioning per smantellare gli impianti in sicurezza.

Il progetto prevede il mantenimento degli edifici reattore e turbina, dichiarati patrimonio architettonico del Paese. Attualmente, il programma di decommissioning è al 67% e si prevede che sarà completato entro dieci anni. La presenza della centrale è stata oggetto di polemiche per i possibili impatti sull’ambiente e sulla salute pubblica. Il Comune di Sessa Aurunca ha ricevuto un indennizzo di 13 milioni di euro per la presenza della centrale.

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