L’uso improprio dei fitofarmaci rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica e l’ambiente. Le sostanze chimiche utilizzate in agricoltura per proteggere le colture da parassiti e malattie devono essere rigorosamente controllate e regolamentate per evitare gravi conseguenze sulla salute umana e sull’ambiente.

Il Regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio stabilisce le norme per l’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari, consentendo solo l’uso di prodotti autorizzati e imponendo il rispetto delle indicazioni relative a dosaggio, tempi di carenza e modalità d’uso. Inoltre, il Decreto legislativo 150/2012 ha recepito la Direttiva 2009/128/CE, introducendo misure per ridurre i rischi e l’impatto dell’uso dei pesticidi sulla salute umana e ambientale.

Chiunque commetta reati contro l’ambiente o adulteri sostanze alimentari in modo pericoloso è punito severamente dalla legge. L’articolo 440 del Codice Penale prevede la reclusione da 3 a 10 anni per chi commette tali azioni, mentre l’articolo 452 punisce con pene ancora più severe.

La Corte di Cassazione ha confermato l’importanza della tutela della salute pubblica e dell’ambiente in diversi casi riguardanti l’uso illegale dei fitofarmaci. La giurisprudenza costante ribadisce che l’utilizzo di prodotti non autorizzati o in quantità superiori ai limiti consentiti costituisce reato, anche se non si verificano danni immediati. Il principio di precauzione deve essere prioritario, evidenziando la necessità di prevenire potenziali rischi anziché intervenire solo dopo che si sono verificate problematiche.

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