Assolto per mancanza di prove: la storia del carabiniere Walter Intilla

Dopo tre anni e mezzo di udienze in tribunale, il carabiniere Walter Intilla è stato finalmente assolto da tutti i reati di cui era accusato. Il militare, in servizio al Nucleo operativo che si occupa delle indagini sul traffico internazionale di droga, era stato arrestato nel 2021 con l’accusa di furto in abitazione, rivelazione di segreti d’ufficio e cessione di droga per spaccio di stupefacenti.

Le accuse erano state mosse dai collaboratori di giustizia nel contesto di un’indagine sui clan Longobardi-Beneduce di Pozzuoli e Carra e del Rione Traiano. Tuttavia, durante il processo è emerso che l’intercettazione telefonica su cui si basavano le accuse non conteneva il nome del carabiniere e che la frase chiave che lo avrebbe incriminato era stata trascritta in modo errato.

La difesa del carabiniere, guidata dall’avvocato Paolo Giustozzi, ha dimostrato l’inadeguatezza delle prove presentate e ha sottolineato l’importante attività svolta dal brigadiere Intilla nella lotta al traffico di droga nella zona di Castel Volturno. Alla fine, il pubblico ministero ha chiesto l’assoluzione per tutti i reati contestati e il tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha emesso la sentenza di assoluzione.

Dopo tre mesi di arresti domiciliari e un anno di sospensione dal servizio, Walter Intilla è finalmente tornato in servizio attivo, dimostrando la sua innocenza e la sua dedizione al lavoro svolto. Un caso che dimostra l’importanza di una corretta valutazione delle prove e della difesa dell’innocenza di chi viene accusato ingiustamente.

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