Contro il sequestro dei telefoni cellulari nell’inchiesta che ha coinvolto e portato all’arresto il presidente della Provincia e sindaco di Capaccio Paestum Franco Alfieri, tre dei sei indagati del filone che riguarda alcuni appalti di Palazzo Sant’Agostino hanno presentato ricorso al Riesame. Si tratta di Giovanni Vito Bello, responsabile dell’area Lavori Pubblici del comune di Capaccio (difeso dall’avvocato Felice Lentini); del consigliere regionale Luca Cascone e del membro dello staff del sindaco di Capaccio Paestum (difesi dall’avvocato Cecchino Cacciatore). I tre, ricordiamo, sono indagati a piede libero. Le questioni sollevate dai loro legali riguardano il “fumus” per la mancanza specifica di notizie di reato e la genericità con cui è stato disposto il sequestro dei telefoni cellulari. Il reato contestato dalla procura, diretta dal procuratore capo Giuseppe Borrelli e dal vicario Luigi Alberto Cannavale, presente ieri in udienza, è la turbata liceità degli incanti.
Gli altri indagati, ricordiamo, sono Angelo Michele Lizio, dirigente del settore Viabilità della Provincia “nonché uomo di fiducia di Alfieri”; Nicola Aulisio, imprenditore e titolare della Co.Ge.A Impresit, anch’egli ritenuto “vicino al sindaco”; Federica Turi, funzionaria del comune di Capaccio. Tre sono gli appalti sotto la lente d’ingrandimento del Comune: il primo è il progetto Fondovalle Calore, una strada che collega l’entroterra cilentano con i centri urbani, passando per Capaccio; poi c’è l’Aversana, un progetto molto caro ad Alfieri; infine il sottopasso ferroviario di Capaccio. Oggi sarà invece sentito Carmine Greco, funzionario del Comune di Capaccio ai domiciliari nel filone che riguarda il sindaco Alfieri. Difeso dall’avvocato Enrico Tedesco, non aveva ancora sostenuto, per motivi di salute, l’interrogatorio di garanzia.