La polizia di Stato ha colpito duramente l’impero del ras-imprenditore Salvatore D’Amico, conosciuto come “‘o pirata”, membro di spicco della camorra di San Giovanni a Teduccio. I beni per un valore totale di circa 6 milioni di euro sono stati sequestrati ieri in diverse operazioni condotte dalla polizia.
Il giudice ha emesso un decreto che riguarda diverse abitazioni nel quartiere orientale di Napoli, rapporti finanziari e società attive nel commercio all’ingrosso e al dettaglio di prodotti petroliferi e lubrificanti. D’Amico, capo del clan omonimo e alleato dei Mazzarella, è stato condannato per una serie di reati nella zona est di Napoli, tra cui estorsioni, rapine, usura, danneggiamenti e traffico di droga.
Le indagini hanno rivelato che il controllo del crimine in quell’area della città era dovuto a accordi con altri clan, in particolare con il clan Mazzarella e il gruppo malavitoso dei Luongo di San Giorgio a Cremano. Inoltre, c’era una contrapposizione armata con i rivali dei Rinaldi e dei Reale con base nel rione Pazzigno.
Gli accertamenti patrimoniali hanno portato al sequestro di beni formalmente intestati ai familiari e a prestanome di D’Amico. Le indagini hanno anche evidenziato che il ras era coinvolto in attività imprenditoriali apparentemente legali, come la cinematografia, l’edilizia, la logistica e il commercio di auto e idrocarburi, per riciclare ingenti profitti.
Al vertice di queste attività criminali ci sarebbero stati Antonio Nicoletti, Pasquale Lombardi, Salvatore D’Amico “‘o pirata”, il figlio Umberto e Umberto Luongo. Questi soggetti avrebbero creato una complessa rete di società cartiere intestate a prestanome per riciclare denaro proveniente dai clan campani.
Anche il produttore cinematografico Daniele Muscariello e il manager musicale Angelo Calculli sono stati coinvolti come fiduciari dei clan. Tuttavia, l’impero economico del ras sembra essere sempre più in pericolo dopo i recenti sequestri della polizia.