Il 22 ottobre, tre giorni dopo la diffusione delle immagini del fiume Calore ricoperto di schiuma bianca, la ditta che gestisce il depuratore comunale di Montella ha rilevato il blocco di due pompe di estrazione del permeato, probabilmente a causa dell’usura dovuta alle normali condizioni di utilizzo.
Il giorno successivo, durante il Consiglio comunale, il sindaco e presidente della Provincia di Avellino ha rassicurato tutti garantendo il corretto funzionamento del depuratore. Secondo lui, la schiuma era causata dallo sversamento di soda caustica da parte di un’azienda privata, su cui erano in corso accertamenti.
Dopo più di un mese, i cittadini hanno il diritto di ricevere informazioni dagli amministratori? E soprattutto, devono essere informati sui potenziali rischi per la salute e per l’ambiente derivanti da un inquinamento che va oltre i confini comunali? Nulla di tutto ciò è stato fatto.
La tanto decantata trasparenza dell’amministrazione del Bene comune viene nuovamente messa in discussione dai fatti. Nel frattempo, l’intera comunità paga per un servizio di depurazione che non sembra funzionare correttamente, con acque torbide, maleodoranti e potenzialmente dannose per la pubblica salute.