Pietro Mele, un personaggio noto nel panorama criminale campano e affiliato al clan Mele di Pianura, è finito in carcere per minacciare una struttura ricettiva evocando le ‘ndrine. L’operazione dei carabinieri di Vallo della Lucania, guidati dal tenente colonnello Valerio Palmieri, ha portato all’arresto di Mele su mandato della Direzione Distrettuale Antimafia. Le accuse nei suoi confronti riguardano estorsione aggravata dal metodo mafioso, con minacce che arrivavano fino all’evocazione di armi da fuoco e ordigni esplosivi.

Ma Pietro Mele non è solo un camorrista di vecchia data, è anche un personaggio che ha saputo sfruttare i social per alimentare la sua immagine di pericolosità. Attivo su TikTok, Mele pubblica video provocatori e violenti, in cui attacca clan rivali e forze dell’ordine con un linguaggio crudo e simboli di potere mafioso. Le sue azioni mirano a consolidare il suo controllo sul territorio e a intimidire chiunque si opponga.

Le indagini hanno rivelato che Mele aveva preso di mira il titolare di una struttura ricettiva nel Cilento, utilizzando il richiamo alle ndrine calabresi per creare paura e sottomissione. Il suo trasferimento a Casal Velino non è passato inosservato, e le autorità hanno indagato sulle sue attività e sul metodo mafioso utilizzato per intimidire le vittime.

Il caso di Mele mostra come la criminalità stia evolvendo, sfruttando nuovi mezzi come i social per esercitare il controllo e consolidare il potere. Tuttavia, dimostra anche l’efficacia dell’azione delle forze dell’ordine e della magistratura nel contrastare ogni forma di infiltrazione criminale nel tessuto sociale e produttivo del territorio.

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