La Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale del riesame di Salerno riguardo alla misura cautelare per Giuseppe D’Auria, 32enne di Pagani, accusato di gestire armi e attività di spaccio per il clan Fezza-De Vivo di Pagani. Nonostante la difesa abbia sostenuto l’estraneità del ragazzo al gruppo criminale, la Corte Suprema ha respinto il ricorso avanzato, evidenziando la mancanza di prove concrete a sostegno di tale tesi.
Secondo le indagini, D’Auria è stato visto in possesso di un borsone contenente numerose armi durante un incontro tra membri del clan per risolvere questioni legate allo spaccio di droga. Inoltre, le intercettazioni hanno confermato la sua presenza in un luogo dove si è svolto l’incontro, nonché il suo coinvolgimento nelle attività illecite del gruppo criminale di Pagani.
La Dda Antimafia di Salerno ha richiesto il processo per D’Auria e altri 28 imputati coinvolti nell’inchiesta sul clan di Pagani. Tra gli episodi ricostruiti dalle autorità, spicca un summit di camorra tra esponenti del clan di Pagani e napoletani, legato ad una questione di droga gestita senza il permesso del clan locale. Le armi utilizzate durante quell’incontro sarebbero state fornite proprio da D’Auria, secondo le accuse.
La vicenda conferma il coinvolgimento del 32enne nel mondo criminale della camorra e la sua presunta partecipazione ad attività illegali legate allo spaccio di droga e al traffico di armi. La giustizia è pronta a fare luce su queste vicende e a perseguire i responsabili di tali reati, nell’interesse della legalità e della sicurezza della comunità.