Indagini in corso sulla morte dell’imprenditore Angelo Maria Carrozza

Le indagini sono in corso per fare luce sulla morte del noto imprenditore Angelo Maria Carrozza di Altavilla Silentina, deceduto in circostanze ancora da chiarire. L’uomo, 73 anni, è morto mercoledì scorso presso il Pineta Grande Hospital di Castel Volturno, dove si era recato per sottoporsi a un intervento di routine alla prostata, che avrebbe dovuto essere semplice e senza complicazioni. Tuttavia, dopo un’operazione durata ben più del previsto, Carrozza ha manifestato sintomi preoccupanti che lo hanno condotto nuovamente in sala operatoria. La situazione si è rapidamente aggravata e, poche ore dopo, è arrivata la notizia del suo decesso per arresto cardiaco. La versione dei medici non ha convinto i familiari, che hanno subito presentato denuncia ai carabinieri della stazione di Casal di Principe.

La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha sequestrato la cartella clinica e tutta la documentazione sanitaria. Per far luce sulle cause effettive del decesso, il pubblico ministero inquirente ha disposto l’autopsia sul corpo del defunto, il cui incarico sarà affidato nelle prossime ore. La famiglia, assistita dall’avvocato Angela Carrozza, non intende fermarsi finché non sarà fatta luce sulle reali cause del decesso. Dalla clinica nessuna dichiarazione.

La morte di Carrozza ha profondamente colpito la comunità di Altavilla Silentina, dove l’imprenditore fondatore dell’hotel & resort “L’Araba Fenice”, era considerato una figura di riferimento nel suo paese, conosciuto per la sua generosità e il suo impegno in diverse iniziative sociali e filantropiche. In un momento di grande dolore, il figlio di Angelo Maria Carrozza, Gerardo, ha trovato la forza di raccontare i tragici momenti che hanno preceduto la morte del padre, con l’intento di ottenere giustizia e verità su quanto accaduto.

Gerardo ha raccontato come tutto sia iniziato il 16 ottobre, giorno dell’operazione. “Ho accompagnato mio padre al Pineta Grande Hospital di Castel Volturno per un intervento di routine alla prostata, una pulizia effettuata con la tecnica del laser ad Holmio, considerata una procedura moderna e non invasiva. L’intervento sarebbe dovuto durare poco, ma le ore passavano e l’attesa si faceva sempre più snervante. Alle nostre richieste di aggiornamenti, gli infermieri ci dicevano che c’erano delle emergenze e che per questo il ritardo era comprensibile”. Ma quando Angelo Carrozza è stato riportato in camera, il figlio si è subito reso conto che qualcosa non andava.

“Papà era in condizioni preoccupanti: tremava, aveva le labbra violacee e le mani gelide. Nonostante tutto, gli infermieri minimizzavano la situazione, aggiungendo solo delle coperte. Col passare del tempo, però, le sue condizioni peggioravano visibilmente. Solo più tardi è arrivato il medico che l’aveva operato, insieme a un team di infermieri. Mi è stato chiesto di uscire dalla stanza, mentre loro cercavano di capire cosa stesse succedendo. Ho aspettato fuori per più di un’ora, vedendo entrare e uscire personale con garze insanguinate, e a quel punto ho capito che la situazione era critica”, ha aggiunto Gerardo.

Nonostante i medici cercassero di tranquillizzare la famiglia, assicurando che la situazione era sotto controllo, le condizioni di Angelo Carrozza continuavano a peggiorare. “Ci hanno detto che mio padre aveva avuto un’emorragia a causa dei suoi movimenti, e che sarebbe stato necessario un secondo intervento”. Angelo Carrozza è stato nuovamente portato in sala operatoria, ma questa volta non è più tornato. Poco dopo, la tragica notizia: il medico ha informato Gerardo e suo zio Dionigi, arrivato nel frattempo in ospedale, che Angelo era deceduto per un arresto cardiaco improvviso. “Ora vogliamo solo la verità”, ha dichiarato Gerardo, visibilmente provato, ma determinato a ottenere giustizia per la morte del padre.

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