Estorsioni, armi da guerra, incendi, pestaggi e droga: l’Antimafia chiede il processo per 29 persone. Sullo sfondo c’è l’inchiesta bis sul clan di Pagani Fezza-De Vivo e le attività dell’ex boss Rosario Giugliano “o’ minorenne”, oggi collaboratore di giustizia.

Il procuratore Elena Guarino ha chiesto il rinvio a giudizio per un lungo elenco di persone coinvolte in varie attività illecite legate al clan di Pagani. Tra gli imputati ci sono nomi noti della criminalità locale, già coinvolti in precedenti indagini e condanne.

Uno degli episodi principali riguarda un imprenditore condannato a 9 anni per estorsione al clan Giugliano. L’udienza preliminare è fissata per la metà di gennaio e molti degli imputati sono già stati condannati in primo grado. Grazie al lavoro congiunto di carabinieri e polizia, sono emersi nuovi episodi di estorsione, incendi dolosi e pestaggi, tutti legati al clan di Pagani.

In particolare, si parla di tentativi di estorsione a danno di aziende locali, incendi di mezzi e negozi, pestaggi e traffico di droga. Anche l’ex boss Rosario Giugliano è coinvolto in diverse accuse, tra cui estorsioni a imprese e tentato omicidio di un ex pentito. Il gruppo criminale avrebbe anche venduto cocaina e acquistato una grande quantità della stessa sostanza.

Inoltre, il clan di Pagani è accusato di possesso di armi da guerra, come pistole e kalashnikov, emerse durante un summit di camorra con un clan di Napoli. Le indagini hanno portato alla luce un quadro criminale complesso e pericoloso, che coinvolge diverse persone legate al mondo della criminalità organizzata.

L’Antimafia sta facendo il suo lavoro per smantellare queste organizzazioni criminali e portare alla giustizia coloro che commettono atti illeciti. È importante che la società civile si mobiliti contro la criminalità e sostenga le forze dell’ordine nel contrasto a queste attività illegali che minano la sicurezza e il benessere di tutti.

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