Il caso della morte di Francesca Compagnone, la giovane di Teano uccisa da un colpo di fucile nella villetta di proprietà della famiglia a Riardo, torna nuovamente sotto i riflettori della cronaca. La Corte di Cassazione ha infatti deciso di accogliere il ricorso della Procura di Santa Maria Capua Vetere, che aveva impugnato la decisione del Tribunale della Libertà, il quale aveva confermato il verdetto del gip sammaritano Giovanni Mercone, secondo cui si sarebbe trattato di un incidente.
La Procura, infatti, non è d’accordo con questa ricostruzione dei fatti e sostiene che si tratti di omicidio volontario. La difesa del 24enne moldavo Ciprian Vikal, ritenuto responsabile della morte di Francesca, invece, sostiene che si tratti di omicidio colposo, una tesi condivisa sia dal gip sammaritano sia dal primo Riesame.
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione del Tribunale della Libertà e ha disposto il rinvio degli atti ad altra sezione del Riesame. In attesa delle motivazioni, che saranno depositate nelle prossime settimane, la famiglia della vittima è ancora scossa e rappresentata dagli avvocati Vincenzo Cortellessa e Leopoldo Zanni.
Secondo la prima ricostruzione dei fatti, i due ragazzi si erano diretti presso la villetta della famiglia Compagnone dopo una serata lieta in un locale. A causa di un trasloco in atto in una delle camere da letto erano adagiati 3 fucili legalmente detenuti dal padre della vittima e purtroppo incustoditi. Il giovane avrebbe imbracciato il fucile semiautomatico puntandolo verso la ragazza e sarebbe partito un colpo che l’avrebbe ferita nella zona superiore del corpo mortalmente. Alla vista di Francesca al suolo in una pozza di sangue Ciprian avrebbe allertato i soccorsi in stato di shock.
Dopo un lungo interrogatorio reso per tutta la notte, i militari arrestarono il 23enne moldavo per omicidio colposo. Una ricostruzione dei fatti che, seppur avvalorata dal gip sammaritano, non ha reso necessaria l’applicazione di misure cautelari, con il 24 enne che tornò libero. Ora la vicenda è tornata sotto i riflettori della cronaca, con la Corte di Cassazione che ha deciso di riesaminare il caso.