Molenbeek: il quartiere dell’orrore jiadista

Il processo per gli attentati di Bruxelles del 22 marzo 2016 si è appena concluso, ma la minaccia jiadista della cellula di Molenbeek si è già fatta sentire. Nel 2016, a causa degli attacchi all’aeroporto di Zaventem e alla stazione della metropolitana di Maelbeek, 35 persone persero la vita.

Molenbeek, il quartiere in cui un terrorista dell’ISIS uccise due tifosi svedesi, si trova a nord-ovest di Bruxelles ed è lo stesso luogo da cui partirono gli attacchi terroristici che colpirono Parigi il 13 novembre 2015. Nel 2013, una quindicina di persone partì da questo comune per combattere in Siria, in nome dello Stato Islamico. Diversi attacchi sono stati compiuti da residenti o persone che alloggiavano a Molenbeek, tra cui Amedy Coulibaly, Chakib Akrouh, Brahim e Salah Abdeslam.

Una delle auto utilizzate nell’attentato proveniva dal Belgio e all’interno fu trovato un biglietto di un parcheggio di Molenbeek. L’uomo alla guida di una delle auto fu arrestato proprio a Molenbeek. Inoltre, sette persone collegate alla strage delle vie del centro di Parigi nel 2015 e al teatro Bataclan furono arrestate proprio in questo quartiere.

Ma cosa è Molenbeek? È un quartiere con una presenza molto alta di migranti, un alto tasso di disoccupazione e una grande ghettizzazione. È un comune con una forte presenza musulmana, definito “terreno fertile per il terrorismo islamista” e “casa dell’islamismo radicale del Belgio”.

Se già nel 2005 la giornalista Hind Fraihi aveva pubblicato un’inchiesta in cui affermava l’esistenza di un focolaio islamista e di una rete di reclutamento di jihadisti a Molenbeek, e se il leader del partito olandese di estrema destra, Geert Wilders, ha definito Molenbeek la “Striscia di Gaza dell’Europa occidentale”, perché ci meravigliamo oggi?

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