La confessione dell’omicidio di Marzia Capezzuti, la giovane ragazza ritrovata senza vita in un casolare di Pontecagnano Faiano, è stata resa nota attraverso un video di quattro minuti e ventisette secondi registrato da una diretta Instagram e consegnato alle autorità. Il responsabile del delitto è un quindicenne, destinatario ieri di un provvedimento restrittivo in un istituto di pena minorile, che ha raccontato alla sorella Annamaria Vacchiano cosa è accaduto quella notte del marzo 2022 in cui la 29enne è stata portata via da una casa di via Verdi 24 a Pontecagnano Faiano, dove avvenivano le torture e i maltrattamenti.

Il ragazzo ha ammesso di volersi assumere tutte le responsabilità dell’omicidio per salvare la madre Barbara Vacchiano e il compagno di lei, Damiano Noschese. Tuttavia, in un primo momento aveva detto di averle buttato l’acido addosso. Entrambi ieri sono stati arrestati in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Salerno Alfonso Scermino, su richiesta della procura diretta dal procuratore capo Giuseppe Borrelli. Le accuse sono per i due, oltre all’omicidio, anche di maltrattamenti, tortura, sequestro di persona e indebito utilizzo di carte di pagamento.

La ragazza non aveva alcun rapporto di parentela con i Vacchiano Noschese e aveva avuto una relazione con un fratello morto di Barbara. Quella sera del 6 marzo, in quella casa, erano presenti diversi ragazzi, alcuni anche minorenni, amici di un altro figlio della Vacchiano, Vito, agli arresti domiciliari. Barbara Vacchiano, a fine serata, dopo le 22.30, voleva far andare con lei, oltre al compagno e al figlio minorenne, anche l’altro ragazzo. Ma Vito si è rifiutato, chiedendo alla fidanzata, che si era intrattenuta con lui dopo la pizza, di fare storie con la madre se lo avesse obbligato ad uscire.

Le ultime parole urlate da Marzia sarebbero state: “Dove mi state portando? Dove mi state portando? È buio…”. Sarebbe stata costretta ad allontanarsi a bordo del camioncino con i suoi assassini. Il racconto della dinamica dell’omicidio è stato reso noto dal quindicenne alla sorella attraverso Instagram. Ed è proprio Annamaria Vacchiano, la persona che ha consentito la svolta alle indagini dei carabinieri. Lei avrebbe indotto la compagna del suocero a contattare l’avvocato Stefania De Martino, responsabile di un centro antiviolenza, e segnalarle gli abusi e le violenze subite da Marzia. Facendo così scattare l’allarme.

La situazione di disagio e violenza che Marzia Capezzuti viveva era nota a molte persone: amici di famiglia e vicini di casa. Tuttavia, la coppia non esitava ad usare violenza anche davanti ad un altro figlio di soli sette anni o a coinvolgere un quindicenne in un omicidio. Nell’ordinanza il gip sostiene che i Vacchiano Noschese avevano un controllo “militare” sulla ragazza e che nel corso degli anni hanno provveduto ad isolarla sempre più da tutti, anche dalla famiglia originaria.

La ragazza era già stata affidata ai servizi sociali ed aveva pessimi rapporti di convivenza con i genitori. Da Milano era venuta in Campania per un ragazzo conosciuto sui social e, quando questa storia finì, era andata a vivere a casa dei Vacchiano per la sua relazione con Alessandro. La sua morte è stata causata dall’odio che Barbara Vacchiano nutriva per lei, risalente alla morte del fratello Alessandro, trovato senza vita a Napoli per una overdose. “Deve fare la stessa fine di mio fratello”, ripeteva Barbara. Poi la decisione di ucciderla per paura che la trovassero.

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