Un uomo di 40 anni di Nola è stato bloccato mentre tentava di incassare un assegno clonato in un ufficio postale di Avellino nel 2018. Con la complicità di due complici, stava cercando di incassare assegni del valore di 50 mila euro, intestati a una persona diversa da lui. Tuttavia, aveva con sé documenti falsi intestati al vero beneficiario dell’assegno. Il direttore dell’ufficio postale ha chiesto l’intervento della polizia.

Da qui è emerso un sistema che ha permesso agli indagati di incassare migliaia di euro grazie a assegni rubati, clonati e messi all’incasso. Questo ha portato a un’indagine che ha coinvolto 23 persone accusate di vari reati, tra cui associazione a delinquere, truffa, riciclaggio e falsificazione di documenti. La banda operava in tutta Italia, con casi riscontrati anche in Sicilia e a Milano. Sono stati effettuati sequestri di denaro e beni per un totale di 750 mila euro.

Nel sistema smascherato dagli inquirenti, sono emersi diversi indagati con compiti specifici. Il 40enne bloccato ad Avellino era stato reclutato come “cambiatore” a causa delle sue difficoltà economiche. La banda era guidata da una donna di Cimitile, che si occupava di falsificare documenti e carte postali.

La Procura di Nola ha richiesto il processo per ventidue indagati che facevano parte della banda degli assegni clonati smantellata dalla polizia nel nolano nell’agosto dell’anno scorso. Il pm della Procura di Nola, Patrizia Mucciaccito, ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio che sarà discussa il prossimo 11 luglio davanti al Gup del Tribunale di Nola.

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