L’episodio di Cava de’ Tirreni, con due giovanissimi accoltellati da coetanei, è un triste esempio di quanto sta accadendo in questi ultimi anni nelle nostre città. La violenza fra ragazzi è all’ordine del giorno, come testimoniano episodi di rissa in centro città, o di lite scoppiate per futili motivi. Anche la movida nocerina, con alcuni giovanissimi che si affrontarono con mazze da baseball e tirapugni, ha offerto una triste testimonianza. Lo stesso vale per la maxi-rissa in zona Santa Teresa a Salerno, con colpi di bottiglia e pezzi di vetro.

Questi fatti non riguardano solo le nostre zone, ma sono una tendenza ormai consolidata, come dimostra la ricerca di Transcrime, un centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale. Secondo questo rapporto, le gang giovanili sono spesso composte da un massimo di dieci ragazzi di circa sedici anni, quasi sempre italiani, che hanno rapporti problematici con le famiglie e con i pari, oltre che con il sistema scolastico. La pandemia ha poi ulteriormente acuito i disagi giovanili, creando un contesto in cui la scuola è spesso spettatrice silente.

La violenza fra giovani è un tema di grande preoccupazione, che richiede una risposta urgente. Le istituzioni devono agire con decisione per contrastare questo fenomeno, che rischia di minare la stabilità sociale. È necessario in primo luogo lavorare sulla prevenzione, attraverso interventi mirati sui giovani, in particolare quelli più a rischio. La scuola deve inoltre essere un luogo di dialogo e di confronto, in cui i ragazzi possano esprimere le proprie preoccupazioni e trovare un valido sostegno. Solo in questo modo sarà possibile contrastare il dilagare della violenza fra giovani.

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