Ieri, davanti ai giudici della seconda sezione penale di Salerno, L.D., una delle collaboratrici scolastiche della materna di Coperchia, ha respinto ogni addebito di pedofilia che, da ormai 13 anni, pende sul suo capo. L.D. ha dichiarato di non aver mai toccato i bambini e di non essersi mai trovata a scuola da sola con loro. La donna, laureata in lettere, ha deciso di mettere la sua laurea nel cassetto per rimanere vicino alla sua famiglia ed è stata bidella nelle scuole materne per 15 anni.
L’inchiesta contro L.D. e le altre persone coinvolte è scattata nel 2010, quando la madre di un alunno si è formalmente lamentata dei lividi riscontrati sul figlio. Dopo l’arresto nel maggio 2010 di Antonio A., bidello scarcerato dopo soli 19 giorni dal Riesame, nel 2015 le prime archiviazioni sono state firmate dal Gip del tribunale di Salerno Elisabetta Boccassini. Nel 2016, il gup Donatella Mancini ha rinviato a giudizio i due bidelli, i due addetti alle pulizie, l’impiegato amministrativo e l’insegnante, tutti accusati di violenza sessuale di gruppo e pedopornografia.
La vicenda è tuttora tutta da chiarire, ma la difesa di L.D. ha fornito alcuni particolari che sembrano proiettare nuove ombre sulla vicenda. La famiglia dell’alunno, peraltro, è l’unica che non si è costituita parte civile. L.D. ha dichiarato di essere arrivata alla materna di Coperchia nel settembre 2009 e di aver trovato un bambino che si lamentava perché non riusciva a sedersi sul vasino. La maestra ha subito segnalato la circostanza alla famiglia.
Si attende la sentenza dei giudici della seconda sezione penale di Salerno per sapere cosa ne sarà di L.D. e delle altre persone coinvolte.