Redouane Rehaily, un operaio specializzato marocchino con cinque figli a carico e una casa comprata con il mutuo, è stato negato l’accesso alla cittadinanza italiana. La decisione è arrivata come conseguenza della fuga della figlia Meriem Rehaily, 19 anni, che nel 2015 lasciò l’Italia per andare a combattere in Siria con lo Stato Islamico. Il Ministero ha motivato il diniego sulla base di elementi che non consentirebbero di escludere possibili pericoli per la sicurezza della Repubblica.

Redouane ha sempre collaborato con i carabinieri ed è una brava persona e un onesto lavoratore. La cittadinanza italiana gli consentirebbe di godere di alcuni importanti diritti e doveri, tra i quali essere iscritti alle liste elettorali, esercitare il diritto di voto e muoversi liberamente all’interno dei Paesi della Comunità europea.

Meriem, che in Italia è stata condannata in contumacia a quattro anni per terrorismo, è stata sistemata in una tendopoli con le figlie avute dal marito palestinese durante la permanenza a Raqqa. Redouane ha sempre negato di aver mai approvato o accondisceso verso lo Stato islamico e/o verso azioni di terrorismo compiute in Italia o nel resto dell’Occidente.

Il ricorso presentato al Tar del Lazio è stato rigettato, ma Redouane non si arrende e ha intenzione di ricorrere al Consiglio di Stato per fare valere quello che considera un suo diritto. Spera che le colpe della figlia non ricadano irrimediabilmente su di lui, in quanto lui è una brava persona e un onesto lavoratore.

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