Monica Milite e il figlio Massimiliano Palmieri compariranno oggi davanti ai giudici della Corte di assise di Salerno, accusati dell’omicidio di Ciro Palmieri, il panettiere di Giffoni Valle Piana, rispettivamente marito e padre dei due imputati. Il delitto è avvenuto a luglio dello scorso anno ed ha scosso molto l’opinione pubblica per modalità ed efferatezza. Il cadavere di Ciro Palmieri, infatti, fu ritrovato addirittura mutilato: dopo averlo ucciso con decine di coltellate inferte in vari punti, le gambe vennero colpite ripetutamente con un macete tanto che l’arto destro si staccò dal resto.
Secondo le accuse, madre e figlio (in concorso con l’altro figlio minore, per il quale si procede separatamente, e alla presenza di un altro figlio di soli 11 anni, che osservava la scena dal corridoio) uccisero Ciro Palmieri con una serie di coltellate al torace, alla testa e al dorso. Sarebbero stati utilizzati tre coltelli. Il delitto è avvenuto al culmine di una lite che era iniziata tra i due coniugi .
Il trambusto fece accorrere due figli della coppia che tentarono di immobilizzare il padre mantenendogli le braccia. Questi, nel tentativo di divincolarsi, colpì la moglie facendola scivolare sul liquido che era finito sul pavimento. La donna, rialzandosi, si armava di un coltello colpendo l’uomo, con più fendenti, alle spalle. Intanto, uno dei due figli trascinava il padre per terra lungo il corridoio stringendogli il braccio intorno al collo nel tentativo di soffocarlo mentre l’altro figlio – preso un secondo coltello – lo colpiva più volte al petto.
I tre, sempre secondo le accuse, continuarono ad accoltellarlo nonostante l’uomo giacesse esanime sul pavimento, in una pozza di sangue, spuntandogli anche addosso. Ma, per nascondere il delitto, i due figli mutilavano e distruggevano il cadavere. Dopo essersi muniti di candeggina, diavolina e buste nere, simulavano la scomparsa o un eventuale sequestro di persona. Fu creato un numero WhatsApp da cui venne inviato, sull’utenza in uso al Palmieri, il messaggio “Ciro siamo i soliti, ti stiamo venendo a prendere. Porta quella cosa”, in modo da rendere credibile la denuncia di scomparsa presentata la sera del 30 luglio 2022 (la morte risaliva al giorno prima).
Trascinato, poi, il cadavere fuori dall’abitazione e caricatolo nel bagagliaio dell’auto, fu gettato nella folta vegetazione dell’area boschiva lungo la strada provinciale 25, nel tentativo di non far ritrovare più il cadavere. Ma le indagini, effettuate dopo la denuncia di scomparsa e che sin da subito non convinse i carabinieri, portò gli stessi responsabili a confessare il delitto.