La relazione semestrale della DIA, presentata al Parlamento dal Ministero dell’Interno, offre un quadro completo sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia in ogni regione italiana. In particolare, la provincia di Salerno ha subito complessi processi evolutivi per quel che riguarda la criminalità locale.

Nel periodo cui fa riferimento la relazione, la crisi economica generata dalla perdurante emergenza pandemica ha ulteriormente orientato le organizzazioni camorristiche verso inediti interessi criminali. Nel 1° semestre 2022 è stata registrata la presenza di una pluralità di sodalizi.

Il Procuratore di Salerno, Giuseppe Borrelli, ha sottolineato come la principale evoluzione delle modalità di azione delle organizzazioni criminali risieda nella zona a Sud di Salerno. Si ritiene superata l’individuazione di tre contesti territoriali e suddividere il distretto in quattro macroaree, ovvero la città di Salerno, l’Agro nocerino-sarnese, la Piana del Sele e il Cilento.

Le evidenze investigative confermerebbero la sostanziale egemonia del clan D’Agostino soprattutto nella gestione degli stupefacenti. Nel contempo si assisterebbe alla contestuale ascesa di gruppi criminali emergenti pronti a colmare gli spazi di mercato lasciati liberi dal citato sodalizio a seguito delle ripercussioni giudiziarie che lo hanno riguardato.

La Costiera Amalfitana, immediatamente ad ovest della città di Salerno, non risulta estranea alle logiche d’infiltrazione economica della locale criminalità organizzata fortemente attratta dalla sua speciale vocazione turistica. A Cava dei Tirreni, si confermerebbe la presenza del clan Bisogno dedito prevalentemente alle estorsioni, all’usura e al traffico e spaccio di stupefacenti avvalendosi anche di proprie articolazioni, tra le quali la famiglia Zullo.

Gli interessi illeciti dei gruppi camorristici dell’Agro nocerino-sarnese sarebbero tuttora prevalentemente orientati allo spaccio di stupefacenti, all’infiltrazione negli appalti pubblici, ai prestiti usurari ed alle estorsioni. Non mancano episodi di corruzione e concussione.

La Piana del Sele si caratterizza per la significativa presenza di insediamenti produttivi nel settore agricolo e nell’indotto caseario correlato all’allevamento di bufale. Tale contesto si è rivelato, nell’ultimo periodo, particolarmente esposto ai tentativi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. L’area è storicamente sotto l’influenza del clan Pecoraro-Renna, i cui esponenti apicali, attualmente detenuti, manterrebbero il controllo del territorio tramite taluni esponenti di assoluta fiducia. Il territorio di Capaccio Paestum rimane sotto l’influenza del clan Marandino discendente dalla disciolta Nuova Camorra Organizzata.

Il Cilento, infine, secondo la relazione della Dia, si contraddistingue per la sua particolare vocazione turistico-ricettiva lungo la fascia costiera e pertanto costituirebbe un’area di elevato interesse per investimenti nei locali asset commerciali da parte delle organizzazioni camorristiche dell’area napoletana ovvero del nord della Calabria. Di recente, è stato oggetto di rinnovata attenzione da parte dell’Autorità Giudiziaria e delle Forze di Polizia che hanno documentato nel territorio la presenza di esponenti del clan Fabbrocino, storicamente operante nell’area vesuviana.

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