La Corte d’Appello di Napoli ha emesso una sentenza riguardo al violento pestaggio subito da un giovane deejay due anni fa.
A seguito delle indagini condotte dai carabinieri della stazione di Piano di Sorrento e della compagnia di Sorrento e coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli, Giuseppe Esposito, detto «Peppone», era stato condannato in primo grado a cinque anni di carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso. La Corte d’Appello ha parzialmente riformato tale sentenza e ha dimezzato la pena a due anni e mezzo di reclusione, eliminando l’aggravante mafiosa ma mantenendo quelle delle minacce, dell’uso di armi e dell’accusa di lesioni gravi.
Il giovane deejay aveva subito il pestaggio dopo aver ricevuto minacce da parte di Esposito, che si era presentato come nipote di un pregiudicato di Meta di Sorrento ritenuto fedelissimo del clan D’Alessandro, coinvolto in un’inchiesta sulla camorra sui locali e sulla movida della Penisola Sorrentina. Il deejay aveva in programma un’esibizione in un locale di Massa Lubrense, ma Esposito gli aveva intimato di chiedere il permesso per fare le serate. Meno di una settimana dopo, il giovane era stato picchiato brutalmente non lontano da casa sua, subendo colpi di casco al volto, calci all’addome e pugni.
La sentenza della Corte d’Appello di Napoli ha determinato che il pestaggio subito dal giovane deejay non era una spedizione di camorra del clan D’Alessandro, ma piuttosto un episodio di estorsione e violenza. Da qui la pena ridotta della metà.