Il Vesuvio, uno dei simboli della Campania, è stato teatro di una grande tragedia ambientale. Decine di migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi sono stati sversati nel Parco Nazionale del Vesuvio, causando danni irreparabili all’ambiente. L’operazione della Procura di Napoli, della Compagnia Carabinieri di Torre Annunziata e del Reparto Carabinieri “Parco” di San Sebastiano al Vesuvio ha portato all’arresto di 5 persone e all’obbligo di firma per altre 4, ritenute responsabili del reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti.

L’attività di indagine è cominciata nel mese di gennaio 2021 a seguito di verifiche effettuate su di un’impresa di smaltimento rifiuti operante in alcuni Comuni vesuviani. I controlli dei militari facevano emergere la presenza di tre siti di sversamento illecito di fanghi derivanti dal dragaggio di alcuni canali del reticolo idrografico del Fiume Sarno (Rio Sguazzatorio e Rio Bottaro), ove i rifiuti in questione venivano trasportati, sversati senza alcuna autorizzazione e senza il previsto trattamento.

Nei mesi successivi, si raccoglievano numerosi elementi di prova in ordine alla presenza di un collaudato sistema di dismissione di vari rifiuti speciali e rifiuti pericolosi. I rifiuti sarebbero stati declassificati ‘ad arte’ a rifiuti non pericolosi, abbattendo conseguentemente i costi di trattamento e smaltimento, consentendo di ottenere centinaia di migliaia di euro in profitti illeciti per l’impresa.

In pochi mesi, decine di migliaia di tonnellate di rifiuti sarebbero state sotterrate senza alcuna cautela in terreni agricoli non idonei alla messa in riserva o allo stoccaggio. Uno dei siti d’interramento ricade addirittura all’interno del territorio dell’area protetta del Parco Nazionale del Vesuvio. In questi luoghi di sversamento, venivano campionate numerose sostanze fortemente inquinanti, capaci di danneggiare e deteriorare gravemente la matrice suolo e l’ambiente, tra cui amianto, idrocarburi e IPA.

Il provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale di Napoli ha disposto il sequestro della sede dell’impresa interessata nonché di due impianti di trattamento dei rifiuti, di 7 autocarri e di due pale meccaniche, tutti di proprietà della ditta, verosimilmente utilizzati per la commissione del reato contestato. Due degli indagati destinatari del provvedimento sono stati sottoposti alla custodia cautelare in carcere; tre degli indagati sono stati ristretti in regime di arresti domiciliari e per i restanti quattro è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Questa è una grande tragedia ambientale che non può essere ignorata. È importante che le autorità competenti prendano provvedimenti per evitare che simili eventi si ripetano in futuro. Bisogna proteggere il nostro patrimonio ambientale e garantire un futuro migliore per le nostre generazioni.

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