Maxi inchiesta della Guardia di Finanza: 4 aziende di Cremona coinvolte
Quattro aziende con sede in provincia di Cremona sono state denunciate nell’ambito della maxi inchiesta della Guardia di Finanza di Agropoli. In totale, sono state coinvolte 279 persone, tra cui i rappresentanti legali delle quattro aziende, che sono stati ritenuti responsabili dei reati di associazione per delinquere, emissione di fatture per operazioni inesistenti, indebita compensazione di crediti di imposta e autoriciclaggio.
Le indagini hanno portato alla luce un sofisticato meccanismo fraudolento che coinvolgeva 274 aziende su tutto il territorio nazionale. Le imprese coinvolte avevano effettuato un’indebita compensazione di crediti inesistenti, generati artificiosamente attestando falsamente l’avvenuta effettuazione di attività di formazione del personale dipendente nel settore delle tecnologie previste dal Piano Nazionale Industria 4.0.
Il modus operandi prevedeva che una fitta rete di procacciatori individuasse le imprese clienti, a cui proponeva di beneficiare del credito di imposta inerente la formazione del personale. Una società con sede nel Salernitano predisponeva e forniva alle imprese la documentazione relativa alle ore di formazione, che i dipendenti avrebbero effettuato ma che, in realtà, non erano mai avvenute.
Con l’ausilio di alcuni delegati sindacali, venivano redatti falsi contratti collettivi aziendali, utilizzando marche da bollo contraffatte, in modo da attestare artificiosamente i costi sostenuti dalle imprese e a retrodatare le stipule dei contratti stessi. Infine, alcuni professionisti compiacenti procedevano a rilasciare alle imprese beneficiarie l’asseverazione del credito d’imposta, che veniva immediatamente compensato, per poi restituire una percentuale sul totale dell’importo a titolo di provvigione.
I provvedimenti cautelari eseguiti riguardano la fase delle indagini preliminari e sono basati su imputazioni provvisorie, che dovranno trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio. Il sequestro preventivo dei profitti illeciti ammonta a circa 57 milioni di euro, mentre sono state emesse 9 misure cautelari personali.