Marzia Capezzuti, una giovane milanese, è stata trovata morta in un casolare abbandonato di Santa Tecla a Faiano in autunno. La ragazza era stata educata a rispondere a chi l’avesse vista per strada con le parole “Marzia… Pontecagnano… via Verdi… Barbara Barbara”, un mantra che le era stato conficcato nella testa dalla sua carnefice, Barbara Vacchiano. Marzia era stata torturata e maltrattata dalla coppia di Pontecagnano, Barbara Vacchiano e il compagno Damiano Noschese, che sono stati arrestati e accusati di omicidio e tortura. Il figlio quindicenne di Barbara è stato anche lui arrestato con un provvedimento a firma del giudice minorile. Le indagini hanno portato alla luce intercettazioni ambientali in cui gli indagati parlano a ruota libera dell’omicidio di Marzia. Annamaria, la figlia maggiore di Barbara, dice a voce alta che la madre è la mandante dell’omicidio e Vito, il figlio di Barbara, chiede di uccidersi. Barbara ha intenzione di confessare tutto e di farsi accusare per tutto.
Marzia si era trasferita a casa dei Vacchiano nel 2019 e aveva iniziato una relazione con Alessandro, il fidanzato e fratello di Barbara, che era violento. Alessandro aveva denunciato ai carabinieri che Marzia veniva violentata in casa, ma non era mai stato provato. Marzia era costretta a fare tutto, compresi i servizi domestici, e veniva picchiata se non eseguiva gli ordini. Quando i carabinieri la cercavano in qualità di persona scomparsa, Marzia era rinchiusa in uno scantinato buio, legata ad un letto.
Il delitto di tortura è un reato terribile commesso nel contesto di un Paese che pone la tutela della vita tra i suoi principi fondamentali. La morte di Marzia è una tragedia che ha lasciato sgomenti molti testimoni e che deve essere condannata con fermezza. La giustizia deve fare il suo corso e i colpevoli devono essere puniti per il loro crimine.