La Dda di Napoli ha concluso la seconda trance di interrogatori di garanzia per altre 2 persone coinvolte nell’inchiesta sui Belforte, estorsioni, usura e minacce al pentito Claudio Buttone. Giuseppe Di Gaetano e Michele Cristian Barbieri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, così come altri 5 indagati. Tutti sono gravemente indiziati dei reati di associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti aggravati dal metodo mafioso, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e induzione di falso in atto pubblico. In particolare, hanno cercato di combinare un falso matrimonio tra un cittadino italiano ed una cittadina straniera previo compenso, con lo scopo di far ottenere il permesso di soggiorno e successivamente la cittadinanza italiana.

Inoltre, Giovanni Buonanno avrebbe minacciato reiteratamente Claudio Buttone, collaboratore di giustizia, utilizzando nei confronti della persona offesa l’influenza criminale e la conseguente condizione di assoggettamento omertoso derivante dal “clan Belforte”. Tale condotta veniva posta in essere al fine di indurre lo stesso Buttone a rendere false dichiarazioni nell’ambito del dibattimento che si stava svolgendo dinanzi alla Corte di Assise di Appello di Napoli in relazione all’omicidio di Andrea Biancur, nel quale Giovanni Buonanno era imputato.

L’attività d’indagine iniziata nell’agosto 2017 fino a gennaio 2021 è stata eseguita dai Carabinieri della Stazione di Marcianise sotto il coordinamento del sostituto procuratore Vincenzo Ranieri della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Si è così accertata l’esistenza di un sodalizio criminale, composto dagli indagati che ha concretizzato una florida attività di spaccio di sostanze stupefacenti, gestito dal clan Belforte o Mazzacane.

Le attività dell’associazione dedita all’attività di spaccio di sostanze stupefacente, prevalentemente di tipo “cocaina”, erano consumate principalmente in Marcianise, per poi estendersi nei comuni limitrofi, fino a far gravitare i propri interessi criminali anche a Milano, trafficando ingenti quantità di cocaina. Nel corso delle indagini, espletate mediante intercettazioni telefoniche e ambientali, nonché servizi di osservazione controllo e pedinamento e attività di riscontro, è stato possibile ricostruire l’organigramma del sodalizio, la sua struttura – evidenziando una precisa distribuzione di ruoli e compiti tra i partecipi – nonché di individuare diversi “acquirenti stabili” di stupefacente, riuscendo a identificare complessivamente 71 indagati.

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