La condanna a morte di Sebastiano Caterino ed il nipote Umberto De Falco, avvenuta il 31 ottobre 2003 in via dei Romani, a Santa Maria Capua Vetere, è stata rivelata dai collaboratori di giustizia Nicola Panaro e Pasquale Fava nel processo che si sta svolgendo in Corte d’Assise. Secondo i pentiti, la decisione di uccidere Caterino fu presa da Francesco Schiavone alias Cicciariello, che prese in mano le redini del clan. La vittima era già stata condannata a morte in passato, ma la sentenza era stata sospesa.

La famiglia Moronese (Sandro, Agostino e Raffaelina Nespoli) avrebbe fornito al gruppo di fuoco la propria abitazione per compiere il duplice omicidio. Corrado De Luca, luogotenente di Iovine, è accusato di concorso esterno in omicidio poiché avrebbe preso parte ad un appostamento finalizzato ad eliminare Sebastiano Caterino.

Il pentito Pasquale Fava ha spiegato che ci furono più fasi organizzative in vista dell’omicidio. “Una prima volta si cercò di organizzare l’omicidio a San Cipriano d’Aversa ma Caterino lo venne a sapere e così Cicciariello gli inviò una lettera per rassicurarlo. Poi si organizzò a Santa Maria Capua Vetere perché i tentativi di San Cipriano andarono a vuoto. L’abitazione dove ci appoggiammo venne trovata da Vitolo (Massimo) e Vincenzo Schiavone Petillo che avevano i contatti con il territorio”.

L’ordine di condanna a morte per Sebastiano Caterino e suo nipote avvenne dalla cupola casalese ovvero da Antonio Iovine, Michele Zagaria, Giuseppe Caterino, Francesco Schiavone alias Cicciariello che hanno proceduto per la medesima imputazione con rito abbreviato insieme a Giuseppe Misso, Nicola Panaro, Bruno Lanza, Enrico Martinelli, Claudio Giuseppe Virgilio.

Il processo proseguirà con l’escussione dei collaboratori di giustizia Antonio Monaco, Salvatore Amato, Pietro Amodio. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Paolo Raimondo, Giuseppe Stellato, Domenico Della Gatta per gli imputati; Giuseppe Conte, Carlo Iorio, Mauro Iodice per le costituite parti civili.

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