La Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’avvocato Vittorio Fucci e ha annullato la condanna a 9 anni di reclusione a carico di A.G., imputato di associazione mafiosa e di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Secondo le indagini, il 43enne sarebbe elemento di spicco del Clan Dei Casalesi e in particolare del gruppo Russo-Schiavone, indicato come il nucleo centrale dell’organizzazione. A.G. è l’unico imputato ad aver avuto l’annullamento della condanna dalla Cassazione, le condanne degli altri imputati sono state tutte confermate.

Il processo scaturisce da un maxi-blitz contro il Clan dei Casalesi, in particolare del gruppo Schiavone-Russo, che portò a 44 arresti. L’inchiesta si basa su intercettazioni ambientali e telefoniche e sulle dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia (pentiti). Dalle indagini è emerso che i Russo si sarebbero imposti nella gestione delle estorsioni e del controllo degli appalti, in rapporti con rappresentanti delle amministrazioni locali e nel controllo delle principali attività economiche.

L’operazione ha portato alla scoperta della gestione monopolistica del gioco online da parte dei Russo-Schiavone. Il sodalizio era riuscito attraverso prestanomi incensurati ad ottenere il monopolio di slot machine e videopoker nei bar della provincia di Caserta e in numerosi della provincia di Napoli, fino ad arrivare ai bar dell’Irpinia e del Sannio ed in particolare delle Valli Caudina e Telesina. Inoltre, dalle indagini emergeva il fatto che il clan gestiva anche sale Bingo, la distribuzione del caffè e il settore dei cavalli da corsa.

Nell’ambito dell’operazione erano stati arrestati anche Corrado Russo ed il fratello Raffaele Nicola Russo, ritenuti i reggenti del clan, ai quali sarebbe stato affidato il compito di riorganizzare le fila “soprattutto da un punto di vista militare”.

Il 43enne era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a 11 anni di reclusione e in secondo grado dalla Corte di Appello di Napoli a 9 anni di reclusione. Ora, grazie all’annullamento della condanna, A.G. è libero.

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