Oscar Vesevo, un poliziotto, è stato rinviato a giudizio per una serie di reati, tra cui la compravendita di una pen drive appartenente al capoclan Michele Zagaria. La pen drive era stata trovata durante le operazioni di trivellamento che portarono alla scoperta del bunker sotterraneo in cui Zagaria si nascondeva. Vesevo avrebbe impedito che la pen drive fosse sequestrata dai suoi colleghi e l’avrebbe poi restituita a personaggi strettamente legati al boss in cambio di denaro. Nonostante il processo concluso con l’assoluzione di Orlando Fontana, accusato di aver pagato Vesevo per la pen drive, la Procura sostiene che qualcuno abbia trattato con un segmento corrotto della polizia perché il supporto informatico restasse al sicuro e tornasse a disposizione di gente vicina al boss. La sentenza assolutoria non implica che la vicenda della pen drive non si sia verificata né che il poliziotto, tutt’ora in servizio ma non alla Mobile di Napoli, possa aver trafficato in favore del capoclan. Il giudice per l’udienza preliminare ha deciso che debba esserci un processo e a ottobre inizierà il dibattimento. Si tratta di un altro giallo che riguarda il clan dei Casalesi e la corruzione nella polizia italiana.